Il nemico ci può dare delle grandi lezioni con i suoi colpi, perché mette in luce nostri limiti da correggere. Ma un partito guidato da una concezione scientifica non attende i colpi del nemico o che le cose “vadano male” per imparare: impara, passo dopo passo, attraverso un incessante processo di critica e autocritica, il bilancio dell’esperienza, l’elaborazione di nuovi e superiori criteri e principi, linee di sviluppo, metodi e strumenti.
Non è che diciamo le cose per il gusto di dirle o perché suonano bene, diciamo le cose che facciamo, che vogliamo fare e che aspiriamo a fare. In gennaio si è aperta una Lotta Ideologica Attiva (LIA) negli organismi della Carovana del (n)PCI in Campania, il principale concentramento di forze per numero di compagni e per numero di organizzazioni che operano sul territorio (P.CARC, Sindacato Lavoratori in Lotta, Quartograd). Abbiamo deciso di trattare pubblicamente la conduzione della LIA, i temi al centro, gli obiettivi che ci poniamo, perché riteniamo che siano elementi utili per tutti coloro che lottano per il comunismo e che cercano la via per raggiungere questo obiettivo.
La LIA è una lotta tra due linee per affrontare e superare i principali limiti ideologici che frenano il nostro sviluppo, che ci impediscono di utilizzare in modo più avanzato e incisivo le nostre forze, di sviluppare le nostre potenzialità, di raccogliere i frutti della nostra attività per rilanciare a un livello superiore la nostra lotta.
Superficialmente la domanda spontanea è: perché una lotta ideologica dove siete più forti e organizzati? Più presenti e visibili? Cosa c’è che non va?
Per rispondere e trattare la questione nel suo complesso, occorre intanto definire l’obiettivo della LIA: individuare e formare un nuovo gruppo dirigente (campano) all’altezza dei compiti che la situazione pone nel concentramento di forze. Quando diciamo un nuovo gruppo dirigente, non intendiamo necessariamente “altre persone” (cioè una nuda e cruda sostituzione), intendiamo un gruppo dirigente di una nuova e più elevata qualità, che si assume pienamente il compito di valorizzare e sviluppare l’intervento degli organismi della Carovana del (n)PCI.
Le tendenze oggi prevalenti nel gruppo dirigente della Campania sono, in combinazione diversa, l’economicismo (lotta, lotta, lotta), il movimentismo (saltare da una battaglia all’altra, “il movimento è tutto, il fine è niente”) e l’estremismo (riduzione della strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata alla promozione dell’ingovernabilità dal basso con le azioni militanti). Queste tendenze negano nella pratica (cioè oltre le enunciazioni) la concezione della rivoluzione che si costruisce tappa dopo tappa. L’estensione della lotta rivendicativa, delle battaglie e la loro radicalizzazione è il fine reale che di fatto guida il gruppo dirigente campano nel suo processo di ideazione, progettazione e conduzione di operazioni, battaglie e campagne anziché la creazione delle condizioni perché le organizzazioni operaie e popolari costruiscano un loro governo d’emergenza e l’accumulazione di forze rivoluzionarie.
E’ del tutto fuorviante sostituire il centro e l’obiettivo del nostro lavoro con la quantità del lavoro svolto nel concentramento di forze: i legami esistenti con le masse popolari, il numero di nuovi membri del Partito e dei candidati, il numero di immobili occupati e di mobilitazioni fatte, ecc. Il fatto è che l’azione svolta dalla Carovana del (n)PCI nel concentramento di forze oggi non si differenzia da un punto di vista qualitativo da quella svolta da altri gruppi movimentisti presenti nella zona. La sintesi reale è che la situazione nel concentramento di forze è talmente favorevole (sviluppo dell’oppressione e della lotta di classe, la crisi economica, politica, sociale e la crisi ambientale in Campania sono giunte ad un livello tale di acutizzazione che rendono la situazione esplosiva) che, nonostante i nostri limiti, siamo la forza movimentista più organizzata, e che opera anche su campi di attività che i “duri e puri” evitano (ad es. l’intervento in campo elettorale, la campagna per la costruzione dell’Amministrazione Comunale di Emergenza): per questo la Carovana del (n)PCI a Napoli spicca tra le altre forze movimentiste. Questa, però, non è GPRdiLD!
Per entrare nel dettaglio, sono sei gli aspetti su cui stiamo sviluppando la lotta tra le due linee.
La lotta sul piano della scienza, per l’affermazione della centralità della conoscenza, assimilazione e uso della concezione comunista del mondo contro le tendenze movimentiste, “praticone” che portano a trascurare lo studio, la formazione, il sano sviluppo di un processo di elevazione dei dirigenti e dei membri del partito contro le concezioni non scientifiche nelle nostre fila, legate al senso comune (un misto di concezione borghese e clericale);
la lotta sul piano morale, per l’affermazione di un’etica adeguata alla nostra opera, che ponga al centro della vita dei compagni la lotta per il comunismo e che strutturi (organizzi, orienti) tutti gli aspetti dell’esistenza in funzione di essa, rafforzando il legame con il proprio collettivo, con la causa del comunismo e, grazie a questo legame, favorisca anche un sano e lungimirante sviluppo dei rapporti personali e degli affetti contro l’individualismo e il familismo (mettere al centro i rapporti personali, con un’ottica di contrapposizione tra attività politica e vita personale, tra personale e politico);
la lotta sul piano della strategia, per l’affermazione della concezione che la rivoluzione si costruisce tappa dopo tappa, perseguendo un piano strategico e un piano tattico ben definito contro le tendenze che riducono la lotta rivoluzionaria alla lotta sindacale, alle proteste, alle azioni militanti e al movimentismo;
la lotta sulla concezione del partito, per l’affermazione di un giusto rapporto tra il Centro del partito e le sue articolazioni locali, tra il lavoro nazionale e il lavoro locale (il lavoro locale non può contribuire adeguatamente allo sviluppo del processo rivoluzionario se non mira, non concorre al raggiungimento degli obiettivi perseguiti sul piano nazionale, “se va per conto proprio”) contro le tendenze localiste e le concezione anti-partito nel rapporto con il Centro (non rispetto del centralismo democratico);
la lotta sul piano dell’elevazione e valorizzazione dei compagni diretti, per lo sviluppo della formazione ideologica, politica e morale dei compagni e la loro valorizzazione secondo piani e progetti ben definiti e applicando il criterio “non essere conservatori in campo organizzativo” (dobbiamo far volare alto tutti i compagni che hanno volontà di crescere, di imparare, di lottare!) contro le tendenze a trattare i compagni come “manovalanza”, a ridurre la direzione all’organizzativismo (alle indicazioni sul lavoro “pratico” da fare) e all’accademismo (formazione dogmatica, nozionistica, che non fa crescere e insegna solo delle formulette);
la lotta sul piano dei rapporti con le altre forze, per lo sviluppo di un intervento proficuo e incisivo sulle organizzazioni operaie e popolari, sulle forze politiche e sindacali, ecc. valorizzando al meglio i loro aspetti positivi e facendogli compiere il passo in avanti necessario che possono fare (che è nell’ordine delle cose) ed effettuando il quale contribuiscono allo sviluppo del processo rivoluzionario e si rafforzano contro le tendenze settarie e codiste.
Questi sei aspetti ideologici stiamo affrontando nella LIA. Essi riassumono lo scontro tra adesione identitaria (di bandiera) alla causa del comunismo e adesione secondo la concezione comunista del mondo (il marxismo-leninismo-maoismo applicato alla costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese).
L’unità senza lotta è unità di facciata. La lotta rafforza l’unità, perché afferma la scienza e il metodo. Perché rimuove gli ostacoli che ci frenano. Perché eleva. Mettersi nell’ottica di costruire la rivoluzione e non attendere che scoppi significa anche questo.