In pochi, fuori dai circuiti più strettamente militanti sanno che da più di qualche mese, un ragazzo basco di nome Lander Fernandez Arrinda è detenuto agli arresti domiciliari a Roma in attesa che i giudici italiani decidano intorno alla richiesta di estradizione proveniente dalla Spagna. Lo Stato spagnolo intende processarlo poer fatti accaduti ben undici anni or sono. Tempi di Giustizia quasi italiani, verrebbe da considerare. Omicidio? Strage? Terrorismo? Reati che non possono prevedere prescrizione? No. Danneggiamento. Lander avrebbe danneggiato un autobus in sosta (per cui fermo e vuoto). Un reato per il quale si dovrebbe rispondere, al più, con un’azione civile di risarcimento! E invece Lander è, a quanto pare, un ricercato internazionale. Forse un “terrorista”. O forse tanto è ricercato dalla ineffabile Giustizia iberica solo perché è di nazionalità basca e, magari, per ciò stesso “terrorista”? In sostanza Lander, pur non avendo alcuna accusa a suo carico quanto a banda armata o associazione sovversiva, è ravvisato, dalle autorità spagnole, come soggetto intenzionato ad atti armati o sovversivi. Ci si chiederà a questo punto: è possibile ricercare ed incarcerare qualcuno non per aver commesso fatti, ma per la presunzione che possa commetterne? Certo! Se si adotta, però il “modello Guantanamo”, direttamente dagli USA, che sostituisce il diritto penale in base al quale giudicare fatti con il diritto penale dei sospetti, delle insinuazioni. Ovvero un diritto penale che deroga all’habeas corpus, al diritto di difesa dell’imputato con la presunzione d’innocenza fino a certa prova contraria, alla detenzione legale. Sviluppi della Giustizia spagnola che, certo, non ha mai brillato in progressismo.
E i Giudici italiani? Oltre a poter sollevare, verso i loro colleghi spagnoli, l’incostituzionalità del diritto penale del sospetto detto sopra, avevano in mano la possibilità di eccepire il trattamento carcerario riservato, in Spagna, ai prigionieri politici, ritenuto da organismi internazionali non certamente “bolscevichi” degradante e disumano. Nel dubbio, invece di contrastare direttamente la strategia fascista della Magistratura spagnola, quella italiana ha preferito “limitarsi” ad arrestare Lander. Per mesi, in verità. Sarà che la macchina dell’estradizione è troppo costosa, oltre che complicata, per un Paese all’orlo del collasso come il nostro? Può darsi. Intanto Lander è stato costretto al soggiorno forzato nelle nostre patrie galere, mentre i Giudici italiani carteggiavano con quelli spagnoli sul da farsi.
Alla fine Lander è stato liberato. Grandi le mobilitazioni di tante aree di movimento e partiti politici internazionalisti. Molte le iniziative di solidarietà, autofinanziamento per le spese legali e di denuncia degli abusi subiti da Lander in termini di sospensione delle sue libertà. Troppo smaccato anche per la Giustizia borghese, d’altro canto, lo svilimento del formale stato di diritto che, almeno sulla carta, nel nostro Paese, ancor sussiste. Troppo vistoso, per così dire, lo scivolamento verso il diritto penale del nemico, quello della criminalizzazione aprioristica delle intenzioni individuali.
L’Audiencia Nacional spagnola, allo stato tace. Lander è libero e oggi a Napoli, ospite dei movimenti che l’hanno sostenuto in tutto questo periodo.
Il Partito dei CARC esprime la sua piena e sentita vicinanza al compagno Lander, così come, più in generale, al movimento per l’amnistia attivo in Euskal Herria contro la prigionia politica che colpisce, ancora oggi, migliaia di militanti per l’autodeterminazione del popolo, al Popolo basco tutto, che mai si arrende, fiero sempre.
Il Partito dei CARC si sente, dunque, particolarmente vicino al Popolo basco, capendone e condividendone rivendicazioni e rimostranze contro la politica repressiva dello Stato spagnolo. Del resto, le Compagne ed i Compagni del nostro Partito, insieme a quelli dell’Associazione di Solidarietà Proletaria e quelli che hanno lavorato alla costruzione del (nuovo) Partito Comunista Italiano sono stati per anni – ed in parte ancora sono – oggetto della persecuzione politica da parte dello Stato borghese. Accusati di “terrorismo” per le dichiarazioni e la pratica di solidarietà nei confronti di tutti i rivoluzionari prigionieri, di qualsiasi area politica del movimento rivoluzionario e di qualsiasi Paese, abbiamo sempre combattuto per la difesa degli interessi e delle aspirazioni delle masse popolari. Né smetteremo di farlo.
La solidarietà per il compagno Lander, le felicitazioni per il suo rilascio ed il suo arrivo, oggi, nella nostra città, Napoli, sono tutt’uno con il sostegno alla prosecuzione della lotta a difesa dei diritti e delle legittime aspirazioni dei popoli, quello basco come il nostro, quello palestinese come tutti quanti, ancora oggi, subiscono il giogo dell’oppressione.
Nel nostro Paese, dove libertà di espressione e di associazione sono formalmente garantite dalla Costituzione, il “caso Lander”, così come lo stesso attacco con cui si è provato a colpire la Carovana del (n)PCI e, in essa, il nostro Partito; l’incarcerazione di Bahar Kimyongur, giornalista belga-turco, accusato, in Belgio, di essere membro del DHKC-P; l’imprigionamento, qualche anno fa, dei compagni turchi Avni Er e Zeynep Kilic, rei di denunciare pubblicamente e sulla rete le politiche carcerarie inumane del governo turco; più in generale, le politiche repressive e persecutorie oggi dispiegate contro chi lotta per costruire l’alternativa politica al capitalismo in crisi o contro le prove generali di fascismo proprie alla tentata mobilitazione reazionaria spinta e foraggiata dalla classe dominante come nel caso dei compagni sotto processo per i fatti del 15 ottobre 2011 o quello che ha portato alle condanne per gli antifascisti di Teramo sono solo alcuni esempi della torsione autoritaria ed incostituzionale che la borghesia imperialista e il clero provano ad imprimere al nostro stesso Paese. Apparati decisionali e organi giudiziari dello Stato, istituti repressivi e misure di controllo sociale cui sempre più spesso si fa ricorso disvelano la vera natura di classe di una democrazia formale nella misura in cui appannaggio delle sole classi dominanti. Testimoniano, d’altro canto, la debolezza di una borghesia in crisi di consenso che ricorre, sempre più frequentemente, a carcere e repressione, galera e manganello, per irreggimentare ogni dissenso all’ordine che incarna.
Uno Stato formalmente democratico, allora, il nostro, ma che, al pari di altri Stati europei (Spagna, Belgio, Germania, Olanda) mistifica e nasconde, dietro la parola d’ordine “lotta al terrorismo”, le prove generali di fascismo che va dispiegando. E, al pari della Comunità Internazionale dei Paesi imperialisti, esercita, sempre più pesantemente, quel terrorismo di Stato che vìola le stesse leggi dello Stato, piegando, all’occorrenza, lo stato di diritto. E allora arresta, ferma, perquisisce, scheda, segue, intimidisce, minaccia, reprime. Così come l’imperialismo internazionale cancella la Palestina con un tratto di penna dalle cartine geografiche, annienta l’Afghanistan pur di “normalizzarlo”, occupa l’Iraq, Paese sovrano, dispiega truppe ancora oggi in Libano, ex Jugoslavia, in Somalia, in Libia e altrove, nega l’indipendenza a nazioni senza Stato, come quella kurda o, per l’appunto basca.
Il Partito dei CARC, facendo dell’internazionalismo proletario non formale petizione di principio né declamazione mera, augura al compagno Lander un buon rientro a casa, a ché si riunisca quanto prima al movimento per l’indipendenza di un popolo sovrano nella misura in cui consapevole di se stesso e della lotta per la sua liberazione.
A sostegno anche di quella lotta e di quel popolo, il partito dei CARC continua la guerra per la liberazione sociale delle masse popolari italiane, convinto che spezzare la catena di comando imperialista in uno dei Paesi imperialisti sia il modo più efficace e necessario per contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.
E avanzare,così, verso il socialismo.
Euskal Herriaren askatasuna!
Viva la lotta di liberazione del popolo basco!
Solidarietà internazionale contro al repressione!
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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (P.CARC)
Sezione Napoli Centro – email: carcnapoli@gmail.com