Riportiamo di seguito l’intervista che abbiamo realizzato con Federica De Giorgi, attivista del Movimento NO TAP e del M5S di Melendugno. L’intervista ha il pregio di farci toccare con mano la nascita e il lavoro che svolgono le Mamme NO TAP di Melendugno e la contraddizione che gli esponenti del movimento NO TAP anche aderenti al Movimento 5 Stelle hanno vissuto.
Il punto più significativo di questa intervista sta negli insegnamenti che offre rispetto alla fiducia che bisogna avere nella mobilitazione delle masse popolari per strappare conquiste e fare fronte alle misure antipopolari che poteri forti e gruppi imperialisti impongono sui nostri territori, anche incalzando il governo M5S-Lega nel rispettare le promesse fatte in campagna elettorale o dare seguito a quanto definito nel contratto di governo in tema di politiche ambientali.
L’intervista è molto utile anche perché mostra bene come il ruolo delle donne nella lotta di classe sia decisivo per vincere e per emanciparsi. È evidente, inoltre, come la partecipazione alla lotta di classe arrivi a trasformare anche il modo stesso di educare e crescere i propri figli, non più pulcini da batteria destinati a marcire nelle scuole che li trasformeranno in esuberi ma soggetti attivi nella trasformazione della realtà, futuri uomini e donne che dirigeranno il paese.
Buona lettura.
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Ciao Federica, una delle esperienze che volevamo conoscere meglio è quella delle Mamme NO TAP e del ruolo che hanno nella battaglia contro il gasdotto e in particolare per capire com’è nato questo gruppo.
Il gruppo delle Mamme NO TAP nasce nell’aprile dell’anno scorso, nel momento in cui stavano spostando gli alberi da San Basilio a Masseria del Capitano. Il primo aprile è una festa nazionale per cui i bambini erano a casa. Io con altre due mamme facenti parte della stessa classe di mio figlio abbiamo lanciato una sorta di allarma all’interno di una chat delle mamme dell’intera classe, dicendo di riunirci tutte insieme ai bambini a Masseria del Capitano. Abbiamo fatto indossare ai bambini delle bandane fatte in maniera velocissima e improvvisata, dipingendo con i primi pennarelli che abbiamo trovato la scritta NO TAP. Giunte sul posto ci siamo messe con i bambini in prima fila davanti al cordone che aveva formato la polizia. Lì è nato il movimento delle Mamme NO TAP.
Oggi che ruolo assume questo gruppo? Di che iniziative si occupa?
Abbiamo cominciato a gestire una pagina Facebook, dove abbiamo intenzione di informare sempre tutta la popolazione di quello che succede. Abbiamo pubblicato, grazie a Serena che è bravissima, una serie di favole per bambini. Questo ci ha permesso di toccare una fascia di età più piccola, sensibilizzando anche i bambini anche purtroppo anche i bambini vivono in prima persona questa battaglia. Magari non sempre li portiamo lì al cantiere quando ci sono magari degli incontri/scontri perché salvaguardiamo, ovviamente, la vita dei nostri figli. Devo dire però che con loro facciamo sempre la passeggiata intorno al Cantiere, i bambini chiedono sempre, vogliono sempre essere informati, ci chiedono: “mamma ma si fa la TAP? Adesso cosa stanno facendo? Ma gli alberi li stanno togliendo?”.
Vivono questa battaglia in modo molto attivo, anche perché anche gli insegnanti hanno avuto la sensibilità di informarli su quello che stava succedendo. Anche durante le manifestazioni quando passavamo vicino alla scuola, i bambini sentivano le urla e i cori e tutte le insegnanti hanno avuto la sensibilità di informarli utilizzando un linguaggio adeguato all’età di ciascun bambino sulle ragioni di quelle manifestazioni. Questo ha portato i bambini a fare anche più domande in casa, richiedevano di andare a vedere il cantiere o di andare a controllare che la nave dei lavori fosse o meno in mare, perché sanno che c’è una nave che sta costruendo questi palancolati per cui volevano capire cosa fossero questi palancolati ecc. Stanno diventando dei piccoli tecnici a modo loro.
Quando incontriamo degli amici, ad esempio, che non sono di Melendugno, come normale che sia subentra sempre il discorso TAP, mio figlio a modo suo li informa che “abitiamo a ottocento metri dal PRT, che sarebbe la centrale di depressurizzazione dove arriva il gas a 50 bar che se lì va a scoppiare qualcosa, pure la casa mia scoppia e io con lei”. Questo ci deve far capire che l’informazione c’è ed è informazione sana non disinformazione. Devo dire anche che alcune volte siamo state additate di utilizzare i bambini come scudo. Non è così, sono loro che chiedono. Se c’è una manifestazione sono loro i primi a voler venire. Hanno voglia di vedere, di interessarsi, di interagire e di capire quanto più possono. Quella in corso è una sorta di modello educativo nuovo, una specie di educazione civica pratica.
Devo dire anche un’altra cosa. Noi abbiamo tentato di entrare nelle scuole degli altri paesi, scuole di tutti i livelli, ma non ci è stato permesso di entrare. Come se si cercasse di arginare questo fenomeno di bambini e giovani consapevoli. È una cosa che non va bene. Anche in una scuola di Melendugno abbiamo trovato alcune difficoltà, date dal fatto che una preside ci ha comunicato, nonostante fosse lei stessa NO TAP, che la cosa era resa difficile dal fatto che ci fossero alcuni bambini figli di gente che lavora per TAP, al cantiere nelle aziende dei subappalti. C’è la difficoltà di non creare disagio alle famiglie.
Oggi complessivamente rispetto al Movimento NO TAP com’è la situazione?
C’è stato un po’ di sgretolamento, in questo periodo. Spero si possa riaggregare il tutto e che si possa riconquistare la fiducia dei cittadini e non far passare sempre immagini di violenza, scontri e quant’altro ma di lotta pacifica. Le denunce arrivate hanno destabilizzato parecchie persone e anche parte dell’opinione pubblica.
Avete pensato magari, come si fa anche in altre parti, di coinvolgere artisti o intellettuali sensibili alla battaglia e magari organizzare eventi con cui raccogliere fondi e propagandare la vostra esperienza, la vostra lotta e soprattutto rimettere al dibattito pubblico gli intenti dei denuncianti?
È stata creata un’associazione che si occupa di coprire le spese legali, infatti si cerca sempre di intervenire e fare qualcosa per incrementare a cassa di resistenza. Si fanno magliette, cappelli e altri accessori. Comunque sì ci sono queste attività. L’8 dicembre sono stati coinvolti gli artisti di strada della provincia di Lecce e si stava ragionando sull’organizzazione di un concerto che vada in questa direzione.
Tu sei portatrice sana di una contraddizione. Ti abbiamo cercata in lungo e largo in questi giorni. Tu sei sia una Mamma NO TAP che un’attivista del Movimento 5 Stelle. Si è visto e ci hanno raccontato che c’è molto malumore rispetto al governo M5S-Lega e le decisioni prese rispetto alla vicenda TAP. Com’è l’avete vissuta questa fase?
Premetto che un malcontento molto forte c’è stato anche all’interno del meetup. Io personalmente non ho sentito più di tanto questo malcontento. Ho cercato di trasmetterlo anche agli altri. In fin dei conti la politica può arrivare fino a un certo punto, la magistratura deve proseguire. Alessandro Di Battista in un post su Facebook ha chiesto scusa ai cittadini del Salento, rispetto alla dichiarazione in cui diceva che una volta al governo in quindici giorni avrebbero chiuso TAP. Queste dichiarazioni dipendono, secondo me, dal fatto che precedentemente non essendo ministri, vicepresidenti o altri incarichi di governo non potevano avere l’accesso ad alcuni atti. Gli veniva negato, dicendo che non erano diretti interessati. Di conseguenza, sicuramente, diversi documenti gli erano sconosciuti. Ecco perché le loro dichiarazioni avventate. Poi salendo al governo hanno visto che a livello di leggi, norme e quant’altro non c’è più niente da fare, anche perché TAP nel frattempo continua ad andare avanti prima facendo i lavori e poi chiedendo i permessi.
Non ci dimentichiamo che l’ultima autorizzazione, quella decisiva, è stata data mentre il governo si costituiva. È un altro regalo che ci hanno fatto Mattarella e Gentiloni. Una volta date quelle autorizzazioni da un punto di vista istituzionale ora non c’è molto da fare, anche perché deve subentrare la magistratura, TAP ha mezzo cantiere sotto sigilli, come organo supervisore di controllo. Devono valutare se effettivamente chi sul territorio ha studiato il progetto se esistono tutti gli illeciti che sono stati denunciati.
Prima dell’intervista mi ha detto che gli attori di questa vicenda sono tre: la magistratura, la politica…e? Mi hai detto una frase molto bella, il terzo attore siamo noi. Dipende da noi. Dipende da noi anche rispetto a quello che il governo farà o meno?
Eh certo! Tutto dipende da noi, dal popolo. Se è vero che il popolo è sovrano è il popolo che deve decidere. Siamo noi che dobbiamo alzarci le maniche e scendere in piazza. Tutti i giorni. Io capisco che c’è chi lavora, chi ha famiglia, chi ha un impegno e chi ne ha un altro ma se si scende in piazza anche a turnazione tutti dobbiamo essere presenti.
Solo con la mobilitazione si vince e questo governo, che non è solamente il governo del Movimento 5 Stelle, apre delle opportunità. Come meetup non facciamo un granché da questo punto di vista, ha prevalso la linea del “lasciamoli lavorare”. È così nonostante più volte abbia spronato gli altri a fare qualcosa e nonostante il meetup sia ancora contro TAP, perché questa battaglia è in linea con gli ideali del Movimento 5 Stelle.
Come Mamme NO TAP, invece, siamo sempre in piazza, al cantiere, tutti i giorni facciamo le passeggiate e teniamo alto il livello.
Nel contratto di governo, c’era un passaggio in cui si parlava di defossilizzazione in favore dell’energie rinnovabili. Questo dato potrebbe essere un qualcosa che vi permetta di incalzare il governo e di spingere e sostenere quel tipo di misura? Ci avete ragionato?
In realtà non ci abbiamo ancora ragionato, però secondo me sì. È un passaggio obbligatorio. Passare dalle fonti fossili a quelle rinnovabili è decisivo oltre che necessario. È certamente un ambito che ci permetterebbe di superare anche l’impasse che con le elezioni e il nuovo governo di è generata a Melendugno e nel meetup. Bisogna ragionarci. Sappiamo tutti che l’unione fa la forza e che uniti vinceremo.
Se tu potessi mandare un messaggio alle altre mamme d’Italia, quelle che vivono contesti simili a Melendugno, animano le lotte di tutti i tipi ma anche a tutte le attiviste del Movimento 5 Stelle, cosa diresti?
A tutte queste donne direi di lottare sempre e comunque guardando al futuro dei propri figli. In fin dei conti noi tra venti o trent’anni ce ne saremo pure andate. I nostri figli sono il futuro. Dobbiamo sempre lottare guardando in faccia loro, capendo realmente di volta in volta qual è la cosa primaria per loro, perché solo successivamente viene tutto il resto.
Voglio però mandare anche un messaggio a politici e politicanti, che anche se si prendono le quattro mazzette devono anche loro guardare in faccia ai figli e ai nipoti, perché quelle mazzette dovranno spenderle per la salute dei figli e dei nipoti. Chi baratta il futuro di tutti per le mazzette è un criminale.
Ritengo inoltre che oltre a guardare in faccia i nostri figli e lottare per loro, dobbiamo coinvolgerli, renderli cittadini consapevoli, devono essere attivi. Il Movimento 5 Stelle in questo paese, al di là di tutto, ci ha dato questa scossa di ritornare a pensare con la nostra testa e agire in prima persona. Se fino ad ora siamo stati spesso dei burattini costretti a piegare la testa e andare avanti, non lasciamo che questa scossa vada persa, trasformiamola in una vera possibilità di cambiare il nostro paese. Per fare questo si può cominciare anche da bambini. Anche a quell’età di può fare democrazia diretta, magari a partire dalla famiglia perché è da là che si inizia, per poi diffonderla alle scuole, ai posti di lavoro e all’intero paese.
In definitiva, parlate ai vostri figli, informateli, lasciateli parlare ed esprimere il proprio pensiero, dategli sempre questa possibilità.