Usare le contraddizioni fra governo M5S-Lega e vertici della Repubblica Pontificia e le contraddizioni fra M5S e Lega per imporre al governo l’adozione di misure d’emergenza a favore delle masse popolari
- Il golpe bianco dei vertici della Repubblica Pontificia è momentaneamente fallito, la crisi politica e istituzionale è tutt’altro che conclusa.
- Il governo M5S – Lega, nella sua forma più presentabile ai poteri forti, è stato costituito. Il contenuto della sua opera, il suo ruolo nella lotta fra interessi dei poteri forti (UE, Nato, BCE, FMI) e interessi delle masse popolari dipende da un unico fattore: da quanto farà ricorso ad una vasta mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari per bloccare la chiusura o delocalizzazione di aziende, per la cancellazione della riforma Fornero, per attuare misure per la riduzione delle speculazioni finanziare sul debito pubblico (blocco provvisorio del pagamento di parte degli interessi).
1. Il golpe bianco di Mattarella con cui i vertici della Repubblica Pontificia hanno tentato di ribaltare l’esito del voto del 4 marzo è fallito, almeno momentaneamente, almeno in quella forma. Le cause del fallimento sono essenzialmente due: – la manovra di Mattarella ha creato problemi più grandi di quelli che intendeva risolvere, scimmiottando l’iniziativa analoga presa da Napolitano nel 2013 per impedire al M5S di andare al governo all’epoca: in questo caso non esisteva una maggioranza delle Larghe Intese in Parlamento che avrebbe formalmente avallato l’installazione di un governo illegittimo (tentato con Cottarelli), come avvenne nel 2013 con Letta, e le elezioni anticipate sarebbero state un palliativo perché avrebbero confermato la maggioranza a M5S e Lega e anzi ne avrebbero rafforzato l’immagine e il ruolo “antisistema” agli occhi delle ampie masse. Le elezioni anticipate avrebbero alimentato la crisi politica e avrebbero costretto i vertici della Repubblica Pontificia a negare ancora il mandato di governo alla maggioranza uscita dalle elezioni, ma in un un contesto in cui anche gli imbelli democratici dell’”io sto con Mattarella” sarebbero stati molto ridimensionati;
– a differenza del 2013, il livello complessivo di mobilitazione delle masse era in questo caso ben più dispiegato e la combinazione delle elezioni amministrative in quasi 800 comuni, la “sparata” dell’impeachment di Di Maio e la convocazione della mobilitazione nazionale per il 2 giugno erano gli ingredienti che avrebbero innescato un processo di cui erano chiari i presupposti, ma di cui per nessuno erano chiari gli sviluppi e l’esito (quando le masse si mettono in moto la borghesia e i suoi lacchè hanno solo di che temere). Questa seconda causa è di gran lunga la principale.
2. Il Contratto di governo fra M5S e Lega era, già al momento della sua ratifica, sia un compromesso fra le due forze (il M5S, una forza di sinistra borghese animata dalla convinzione che per evitare gli effetti peggiori della crisi sia sufficiente mandare al governo “persone oneste” e “di buona volontà”; la Lega, un partito che per i vertici della Repubblica Pontificia svolge il servizio di alimentare la mobilitazione reazionaria che gli stessi “poteri forti” promuovono su ampia scala e attuano per mezzo dei partiti delle Larghe Intese) sia un compromesso fra i due partiti e i vertici della Repubblica Pontificia (dal Contratto sono scomparsi l’abrogazione del Jobs Act, la revisione dei trattati, la negoziazione del debito e tanti altri “cavalli di battaglia” di entrambi i partiti nella campagna elettorale), questo governo Conte è un’ulteriore accrocchio che ha come principale contraddizione il voler tenere insieme capre e cavoli.
E’ un governo estremamente debole e precario perché
– è sotto assedio dei poteri forti, del sistema di informazione, dei grandi gruppi finanziari (agenzie di valutazione del debito, mercati, ecc.) più di quanto il M5S sia stato sotto assedio fino ad oggi in ragione del fatto che la sua formazione ha impedito l’installazione di un governo emanazione diretta dei vertici della Repubblica Pontificia ed espressa manifestazione dei loro interessi (sottomissione alla Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti, continuazione e approfondimento dell’attacco a tutto tondo dei diritti e delle conquiste delle masse popolari, ecc.);
– per la sua natura, per le sue caratteristiche e per i motivi che hanno portato alla sua costituzione, è un governo estremamente permeabile e orientabile dalla mobilitazione delle masse popolari;
– è stato presentato dai suoi promotori come “il governo del cambiamento”, ma non è il governo di emergenza di cui la classe operaia e le masse popolari hanno bisogno per fare fronte alla situazione. Chi si illude che “possa cambiare le cose” in modo radicale, rimarrà deluso e, in un tempo più o meno breve, cercherà altre soluzioni.
3. L’opera svolta nel nostro paese dai revisionisti moderni, prima (da Togliatti all’eurocomunismo di Berlinguer) e della sinistra borghese, poi (dalla liquidazione del PCI al carrozzone del PRC) e la debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato sono state la culla di concezioni proprie della borghesia di sinistra anche fra quanti si dichiarano di sinistra e persino comunisti. Il risultato è che nel campo di quei partiti, organismi, aggregati che pure onestamente vogliono promuovere la mobilitazione per affermare gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari proliferano analisi e ragionamenti (da cui deriva la linea di condotta) propri della borghesia di sinistra. Abbiamo recentemente trattato di due fra queste posizioni (quella sottomessa ai poteri forti, che direttamente porta acqua al loro mulino, e quella ribelle, a parole, ai poteri forti, che indirettamente porta acqua al loro mulino), aggiungiamo un ulteriore ragionamento qui.
I quasi 11 milioni di voti raccolti dal M5S e più di 5 milioni raccolti dalla Lega alle elezioni del 4 marzo fanno un totale di 15 milioni di persone: la maggioranza di questa cifra non è (non può essere) parte dei poteri forti, dei grandi capitalisti, dei padroni. La grande maggioranza appartiene a quei settori che per vivere devono lavorare, cioè a quei settori di riferimento di tutti coloro che vogliono “cambiare il corso delle cose”. Pensare e affermare che “non capiscono niente, sono pecoroni stupidi” fa di chi lo pensa e lo afferma un servetto sciocco dei poteri forti, quel campo della società il cui motto è magistralmente riassunto dalla famosa frase di Taylor “gli operai sono pagati per lavorare, non per pensare” e che oggi è ripreso dalla borghesia di sinistra, al contesto nostro: “è bene che gli operai pensino a lavorare che a governare il paese è meglio ci pensino quelli che lo sanno fare”. Ma “quelli che lo sanno fare” lo fanno in nome e per conto della classe dominante: necessariamente la “voglia di occuparsi del paese, della società e della politica” comporta, per i lavoratori e le masse popolari, di fare i conti con inesperienza, fregature, errori, speranze mal riposte. Di fondo, però, c’è che i partiti a cui si erano affidati fino ad oggi (anche quelli di “sinistra radicale”… ricordate il PRC nel governo Prodi?) li hanno traditi. Che oggi chi li ha traditi venga a pontificare sul pericolo del fascismo (quel fascismo contro cui i democratico-borghesi e i radicali-borghesi non hanno mai fatto nulla, tranne al massimo lagnarsi, mentre contribuivano a criminalizzare e reprimere il movimento antifascista popolare con denunce e arresti) è ridicolo e farsesco. Che chi ha contribuito direttamente (cioè sostenendo) o indirettamente (cioè non promuovendo la mobilitazione senza se e senza ma) alla precarietà del lavoro (oggi Jobs Act, la premessa è la legge Treu fatta dal “centro-sinistra”; oggi Fornero, la premessa è la legge Maroni; oggi Buona Scuola, la premessa è la riforma Berlinguer, ecc. ecc.) oggi venga a parlare del “pericolo di azzeramento dello stato sociale” è ridicolo e farsesco. Chi oggi chiama alla mobilitazione a oltranza, antifascista, democratica, progressista… fino a ieri dove era? Quando è stata approvata la legge Fornero (3 ore di sciopero di CGIL, CISL e UIL) dove era?
Il governo M5S-Lega non è il governo di emergenza di cui i lavoratori e le masse popolari hanno bisogno e non è nemmeno il governo amico dei lavoratori e delle masse popolari (ma può contribuire a creare le condizioni – alimentare la coscienza e l’organizzazione dei lavoratori che è possibile prendere in mano il destino del paese – affinché il prossimo governo sia un vero governo di emergenza popolare). Compagni, non facciamo gli ingenuotti e lasciamo da parte la concorrenza elettoralista: esiste un governo borghese che è amico dei lavoratori e delle masse popolari? Esiste un governo che può affermare gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari senza rompere – rompere con risolutezza e duramente – con i poteri forti? Davvero c’è qualcuno che pensa che un governo espressione di un eventuale vittoria elettorale di Potere al Popolo avrebbe potuto attuare il programma elettorale? Se la risposta è sì, siamo di fronte a un ingenuotto o a un imbroglione.
4. Quanti si affannano a dipingere la realtà più nera di quella che è (“il governo più fascista dal dopoguerra”) dimenticano, o non hanno strumenti e volontà per ricostruire in senso logico, che il governo più reazionario possibile, indipendentemente dal colore, in Italia è in carica da almeno 30 anni: sottomissione della Banca d’Italia alla BCE, cessione di sovranità nazionale, abolizione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, istituzione delle squadrette speciali della polizia penitenziaria, G8 di Genova, pareggio di bilancio in Costituzione, stragi di immigrati in mare e istituzione di lager come i CIE, ecc. ecc. Ma il problema di chi dimentica, o non ha gli strumenti o la volontà per ricostruire con senso logico, non è una questione accademica, ma espressamente politica e sta in due punti:
a. dà per persa una battaglia che invece è tutta aperta. La dà per persa a causa del tipico manicheismo della sinistra radical chic per cui “chi non è con me è un fascista o un ignavo sostenitore del fascismo”; la dà per persa perché non ha fiducia né nelle masse popolari, né nella possibilità di cambiare veramente le cose (non va oltre il concetto di mobilitazione per opporsi a qualcuno e a qualcosa);
b. si preclude (e preclude alle masse popolari) la possibilità di sfruttare le contraddizioni che il governo M5S-Lega crea fra fazioni dei poteri forti e le stesse contraddizioni esistenti fra M5S e Lega (che per la cronaca, si sono presentati alle lezioni in reciproca alternativa. Se sono finiti insieme si chieda conto “alla sinistra” delle banche, dei salotti, di Capalbio e del Jobs Act).
In sintesi, dipingere la realtà più nera di quella che è alimenta il disfattismo, è sottomissione alla borghesia e ai poteri forti nazionali e internazionali. Lavoratori e masse popolari sono pieni fino al collo del disfattismo della sinistra borghese. E’ il motivo per cui i partiti e gli aggregati della sinistra borghese sono ai margini della lotta politica. Chi vuole uscire dall’angolo non ha che una strada, per niente facile, smettere di frignare e di temere la lotta di classe, smettere di “fare opposizione” anche alla sua ombra, smettere di difendere o contrastare, a seconda del momentaneo e supposto tornaconto (politicismo), la Costituzione e la democrazia borghese, operare, mobilitarsi e mobilitare sul PER.
5. Il governo M5S-Lega è debole e precario. E’ sotto stretta osservazione dei vertici della Repubblica Pontificia, delle agenzie di rating, della BCE, dei vertici NATO. Tali attenzioni sono il preludio a un intervento indiretto (spread, borse, debito) o diretto (colpi di mano, ricatti, ecc.) dei poteri forti sull’operato del governo per mandarlo a gambe all’aria e installarne uno che dia maggiori garanzie. E’ possibile che maggiori garanzie siano anche solo sfumature (del resto Tria non è Savona e Savona non è Che Guevara), ma la governabilità dell’Italia è decisiva per la tenuta della UE e per le scorribande della NATO. Poste la debolezza e la precarietà del governo M5S-Lega, sia lasciamoli lavorare che cacciamoli sono una cambiale in bianco ai vertici della Repubblica Pontificia. I lavoratori e le masse popolari hanno l’interesse immediato e di prospettiva
– di mobilitarsi affinché il governo Lega-M5S attui le parti più progressiste del Contratto di governo (in particolare abolizione della legge Fornero, abolizione di pensioni d’oro, vitalizi, stipendi d’oro per i funzionari di stato, introduzione del reddito di cittadinanza, blocco del TAV);
– di impedire l’approvazione e l’attuazione delle parti più reazionarie del Contratto di governo (Flat tax, politiche razziste e discriminatorie, sgomberi degli occupanti per necessità).
Ma oltre a questo e più di questo, stanti debolezza e precarietà del governo, i lavoratori e le masse popolari hanno l’interesse e la possibilità di imporre al governo M5S-Lega alcune misure urgenti:
– che erano nei programmi elettorali di entrambe le forze che compongono il governo (in particolare abolizione del Jobs Act, salvataggio di ILVA e Alitalia);
– che non erano nei programmi elettorali, ma sono necessarie a fare fronte alle emergenze nazionali (piano per l’assegnazione di case, morti sul lavoro, disoccupazione galoppante, abbandono e degrado dei servizi pubblici, piano Marchionne e morte lenta delle aziende).
L’aspetto principale di questa mobilitazione non è “cacciare il governo” (che senza un’alternativa “dal basso” apre le porte a un altro governo “più reazionario dal dopoguerra”), ma promuovere la creazione, il coordinamento, la mobilitazione di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari che agiscono direttamente per attuare le misure necessaria a fare fronte agli effetti peggiori della crisi, azienda per azienda, scuola per scuola, quartiere per quartiere. Questa mobilitazione è la base per imporre ai poteri forti del nostro paese un governo di emergenza basato sugli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, l’unico governo che può davvero rompere con la UE, la BCE e la NATO.