Nell’articolo “La logica della storia d’Italia post fascismo e lo scontro attuale” abbiamo sinteticamente ricostruito il percorso storico del regime politico che vige nel nostro paese (fa parte delle condizioni oggettive della lotta politica rivoluzionaria), nell’articolo “Per un governo che abolisce subito Jobs Act e legge Fornero, difende e crea posti di lavoro” indichiamo le parole d’ordine e i passi che, nella situazione concreta di oggi, consentono alle masse popolari di conquistare posizioni rispetto alla classe dominante e di avanzare nella costituzione del governo di emergenza di cui hanno bisogno per fare fronte efficacemente agli effetti della crisi. In questo articolo trattiamo della concezione e dell’analisi che permettono a noi comunisti di individuare la strada per favorire la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari ai fini della rivoluzione socialista, concezione e analisi che stanno alla base della linea che adottiamo e che indichiamo. E’ un discorso che attiene alla strategia e alla tattica e alla relazione fra le due.
Nella prima ondata della rivoluzione proletaria sono molti e “illustri” gli esempi di operazioni tattiche che, a chi non padroneggia la concezione comunista del mondo, sembravano “scelte suicide”, “tradimenti”, “patti col nemico”, ecc.: la linea del “governo democratico rivoluzionario” promossa dai bolscevichi alla fine dell’estate del ’17 (in proposito consigliamo la lettura di “La catastrofe imminente e come lottare contro di essa” di Lenin); il Trattato di Brest Litovsk del marzo ’18 che sancì la resa della Russia rivoluzionaria e l’uscita dalla I Guerra Mondiale; il Patto Ribbentrop – Molotov che favorì le condizioni per la successiva vittoria sovietica sulla Germania nazista; il patto del Partito Comunista Cinese con il Kuomintang, che ponendo fine alla guerra civile che li vedeva contrapposti permise di unire le masse popolari cinesi nella lotta antimperialista contro l’aggressione del Giappone, ponendo le basi per la successiva vittoria della rivoluzione cinese proprio a danno della destra del Kuomintang che riparò a Taiwan.
La relazione tra flessibilità tattica e fermezza strategica sta alla base di tutto il processo della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata e di tutte le singole campagne, battaglie e operazioni che lo compongono.
Anche oggi, in condizioni diverse rispetto al contesto storico e politico in cui sono maturati gli esempi che abbiamo portato, in particolare per quanto riguarda la forza del movimento comunista cosciente e organizzato, chi non ha una strategia si limita a disquisire di questioni tattiche, alla ricerca di soluzioni che hanno come confine stabilito e invalicabile il sistema economico e politico della borghesia imperialista e del suo clero e che sono efficaci solo nella misura in cui la borghesia imperialista e il suo clero lo consentono.
Senza fare forzati paragoni con gli esempi storici che abbiamo riportato, la relazione fra comunisti, masse popolari e M5S attiene alla relazione fra la flessibilità tattica e la fermezza strategica.
La Carovana del (nuovo)PCI indica alla classe operaia e alle masse popolari di mobilitarsi per costringere i vertici della Repubblica Pontificia ad assegnare il governo al M5S e a mobilitarsi affinché il M5S si assuma la responsabilità di governare, iniziando ad attuare il programma che ha promesso in campagna elettorale. Allo stesso tempo, la Carovana del (nuovo)PCI indica la via della mobilitazione contro il gruppo dirigente del il M5S se esso si renderà disponibile a formare una riedizione delle Larghe Intese, venendo meno all’attuazione del suo programma e scendendo a patti con i vertici della Repubblica Pontificia. Due comunicati del (nuovo)PCI, emessi a distanza ravvicinata, spiegano bene il concetto.
Nel Comunicato n. 3 del 29 marzo il (n)PCI afferma: “Le masse popolari devono anzitutto esigere dai vertici della Repubblica Pontificia che affidino a Di Maio l’incarico di formare il nuovo governo e nello stesso tempo devono organizzarsi e mobilitarsi per sostenere il nuovo governo se prenderà e finché prenderà effettivamente misure che attuano le promesse elettorali del M5S. Se il nuovo governo M5S manterrà le promesse del M5S, finché cercherà di mantenerle, noi lo sosterremo, spingeremo tutti a sostenerlo: tutti i lavoratori avanzati dovranno sostenerlo e fare attuare le sue misure.” E ancora “…noi comunisti siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre forze e fin d’ora chiamiamo tutti i lavoratori avanzati a scendere in campo per far rispettare il risultato delle elezioni. Se il governo Di Maio non adempirà alle promesse del M5S per mantenere la benevolenza dei gruppi imperialisti e della loro istituzioni (UE, BCE, NATO, ecc.), con lo stesso vigore lo combatteremo e chiameremo tutti i lavoratori avanzati a mobilitarsi contro di esso, a organizzarsi e a costituire un proprio governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia”.
Nel comunicato n. 5 del 14 aprile leggiamo: “Protestiamo con ogni mezzo contro l’immondo spettacolo dei vertici della Repubblica Pontificia! Di Maio e Salvini si imbellettano, in gara a chi piace di più ai padroni della Repubblica Pontificia in putrefazione. Fa scena la troupe dei vegliardi mafiosi Napolitano e Mattarella, protagonisti 25 anni fa dell’accordo Stato-Mafia che portò Berlusconi al governo. Intanto le squadracce e le squadriglie NATO, USA e sioniste usano alla chetichella il nostro paese per colpire in Siria e minacciare e ricattare gli altri paesi oppressi.
Cinque anni fa, nel marzo 2013 Beppe Grillo aveva convocato davanti a Montecitorio gli elettori del M5S a protestare contro i vertici della Repubblica Pontificia che negavano l’incarico di formare il governo ai vincitori delle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Beppe Grillo revocò la manifestazione quando i Carabinieri minacciarono di arrestarlo. A cinque anni di distanza Di Maio invece di chiamare in piazza gli elettori del M5S e gli altri oppositori dei governi delle Larghe Intese, cerca di convincere i vertici della Repubblica Pontificia che lui servirà fedelmente gli interessi dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti più e meglio di Salvini e degli altri candidati nell’ombra (Antonio Tajani & C) proposti da Berlusconi per prendere il posto di maggiordomo ancora occupato da Gentiloni”.
Questa linea, tacciata di “schizofrenia politica” o di vero e proprio “collaborazionismo con le forze reazionarie” (sic!) dai comunisti della tattica, è del tutto incomprensibile alla sinistra borghese per due motivi. Il primo motivo è che le forze della sinistra borghese sono accecate dall’elettoralismo (anche se affermano il contrario, anche quelle “astensioniste di principio”) e vedono come concorrente tutto quello che può sottrarre voti (e il M5S ha fatto il pieno di elettorato che prima era orientato sui partiti della sinistra borghese più o meno radicale o astensionisti), il secondo motivo è che si agitano e si dibattono concentrandosi su un aspetto tattico, appunto, senza potere o voler vedere come e quanto una simile operazione tattica permette alla classe operaia e alle masse popolari di conquistare posizioni a danno dei vertici della Repubblica Pontificia, cioè di conquistare posizioni in ottica di strategia. Questo perché la sinistra borghese non concepisce il ruolo delle masse nella trasformazione della società, mantiene come unico riferimento la borghesia, i suoi esponenti e il suo sistema politico ed economico, pertanto o resta ferma nell’attendismo, alla coda degli eventi (“stiamo a vedere che succede”, “vediamo se qualcosa cambia”, “facciamoli lavorare”) oppure al contrario si arrocca nel settarismo dogmatico, isolandosi su questioni di principio slegate dalla realtà oggettiva.
La Carovana del (nuovo)PCI ha come strategia per la rivoluzione socialista la Guerra Popolare Rivoluzionaria, la costruzione del nuovo potere delle masse popolari organizzate attorno al partito comunista, la persegue in questa fase attraverso la linea tattica della costituzione del Governo di Blocco Popolare. Condizione favorevole per la costituzione del Governo di Blocco Popolare è oggi la creazione di un ampio fronte anti Larghe Intese e la sua mobilitazione per costringere i vertici della Repubblica Pontificia a rispettare l’esito del voto e a dare mandato di governo al M5S. Se il M5S andrà effettivamente al governo e proverà a realizzare il programma che ha agitato in campagna elettorale, ciò creerà condizioni complessivamente più favorevoli all’organizzazione e alla mobilitazione delle masse popolari (che sono l’unica forza su cui può poggiare la sua azione di governo), se non lo farà avrà sua malgrado contribuito a rendere evidente che non esiste alcuna possibilità di formare un governo anti Larghe Intese senza il coraggio di rompere con i poteri forti nazionali e con la Comunità Internazionale degli imperialisti USA e sionisti.
Entrambe le strade incidono sulla definizione della strada da intraprendere per imporre ai vertici della Repubblica Pontificia la costituzione del Governo di Blocco Popolare, ma da nessuna delle due strade dipende l’esito né della costituzione del Governo di Blocco Popolare né, tanto meno, della Guerra Popolare Rivoluzionaria.