Nella serata di ieri, di ritorno da un’assemblea al CPA Firenze-Sud, il compagno Cristian Boeri della Federazione Toscana del P.CARC, ha trovato porte e finestre spalancate e cassetti rovesciati. Di seguito giriamo il post Facebook in cui il compagno denuncia quanto avvenuto. Sulle prime Cristian ha pensato a un furto ma considerando che nessun oggetto di valore è stato portato via dall’abitazione, l’ipotesi più accreditata è quella di una perquisizione illegale tenuta dalle forze dell’ordine nel tentativo di cercare qualcosa oppure di nascondere qualcosa per fare intercettazioni ambientali. Non è una prativa nuova, se pensiamo che sei mesi fa era avvenuto lo stesso presso l’abitazione di due compagni del P.CARC a Napoli.
Da più di 30 anni le autorità italiane si accaniscono contro il Partito dei CARC e la Carovana del nuovo Partito Comunista Italiano con ripetuti procedimenti giudiziari basati addirittura sull’accusa di terrorismo: l’accusa classica con cui la borghesia cerca di infangare i propri nemici e giustificare la violazione ogni legge e limite. Da tutte queste accuse, per cui il fatto non sussiste, le due organizzazioni ne sono uscite rafforzate sul piano della propaganda e del legame con le masse popolari che le hanno sostenute.
Ancora oggi i procedimenti contro compagni della Carovana sono numerosi e vale il principio di capovolgere l’accusa e trasformarsi da accusati in accusatori e spostare sul piano politico quello che la borghesia vorrebbe tenere sul terreno della finta giustizia giudiziaria: non ultimo il processo contro la compagna Rosalba, sotto processo presso il Tribunale di Milano perché lottano contro l’impunità e gli abusi delle forze dell’ordine, per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione (libertà di espressione del pensiero) e per l’introduzione effettiva del reato di tortura.
Chiamiamo alla solidarietà e alla mobilitazione le organizzazioni operaie e popolari della città di Pistoia. Se il nemico ci attacca, vuol dire che stiamo lavorando nella giusta direzione. Non un passo indietro, quindi, la lotta contro la repressione, la resistenza alla repressione e la solidarietà con gli organismi e i singoli colpiti dalla repressione sono componenti indispensabili del movimento per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
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Scrivo per far sapere a quante più persone possibile che stasera, rientrato a casa dopo un’assemblea svolta presso il CPA Firenze-Sud, ho trovato porte e finestre spalancate e cassetti rovesciati. Di primo acchito ho pensato a un tentativo di furto, ma controllando meglio, ho visto che non mancava nulla: sia il materiale politico che quello personale. Mi sono quindi fermato a riflettere sul motivo che può aver spinto qualcuno ad introdursi di nascosto nella mia abitazione per rovesciare cassetti, spostare di posto alcuni oggetti, aprire porte e finestre, senza però portare via nulla.
Il pensiero è quindi andato alla questura di Pistoia e alle varie operazioni repressive che nell’arco degli anni ha ordito sia nei miei confronti che in quelli di tanti altri proletari impegnati nella lotta contro gli effetti peggiori della crisi e per una società nuova.
Mi sono tornati in mente i fatti avvenuti nel 2009, subito dopo la campagna elettorale ad Agliana, dove ero candidato a sindaco con la lista Blocco Popolare. In quella occasione, l’attuale capo dei vigili urbani di Viareggio (ma allora questore a Pistoia), Maurizio Manzo, imbastì una montatura giudiziaria contro l’allora segretario federale del Partito dei Carc e contro altri militanti del Partito, accusandoli di avere devastato il covo fascista di Casapound, da cui anni dopo è uscito il terrorista Gianluca Casseri.
L’operazione che mise in campo Maurizio Manzo, oltre a volersi vendicare per il fatto che il Partito dei Carc, soltanto alcuni mesi prima con la controronda popolare, era riuscito a impedire il tentativo da parte dell’ex ministro degli interni Roberto Maroni di instaurare per legge le ronde fasciste e razziste, aveva anche lo scopo di alimentare un “alone” di sospetto e mistero nei confronti della carovana del (nuovo) PCI, di cui il Partito dei Carc è da sempre parte integrante (da appena un mese avevamo fatto il primo congresso locale dando vita alla sezione di Pistoia).
Nonostante i ripetuti tentativi da parte delle forze della repressione di frenare la rinascita del movimento comunista e il radicamento in città della carovana del (nuovo) PCI (in alcuni casi avallati anche da alcuni organismi della “sinistra antagonista” che pur dichiarandosi antifascisti faticarono a sviluppare una reale solidarietà di classe con chi fu colpito dalla repressione: esperienza da cui è importante imparare), siamo ugualmente riusciti a portare avanti un lavoro continuativo sul territorio. Lavorando giorno dopo giorno, evidentemente, siamo riusciti a costruire qualcosa di buono che fa paura a molti. Il legame con la classe operaia, l’intervento di propaganda negli istituti scolastici, il sostegno incondizionato a tutte le liste anti-Larghe Intese in questa campagna elettorale, per un Partito che lotta per il socialismo la resistenza e la lotta alla repressione costituiscono aspetti centrali della lotta rivoluzionaria.
Come ha scritto il compagno Mao Tse-Tung: «è bene se siamo attaccati dal nemico, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi. È ancora meglio se il nemico ci attacca con violenza e ci dipinge a fosche tinte e senza un’ombra di virtù, poiché ciò dimostra non solo che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi, ma abbiamo anche riportato notevoli successi nel nostro lavoro».
La conclusione che tiro da questo ragionamento è che questa “visita” sia dovuta al ruolo positivo che la sezione Pistoia del Partito dei Carc sta assumendo in città, dal tentativo di intimidirmi, di allontanarmi dal movimento per l’attuazione delle parti progressiste della Costituzione, per creare le condizioni ideali per poter sferzare un attacco di livello superiore contro il Partito dei Carc e la Carovana del (nuovo) PCI subito dopo le lezioni del 4 marzo.
Rispondere prontamente agli attacchi repressivi ribaltandoli contro ai loro promotori va negli interessi della classe operaia e del resto delle masse popolari. Resistere e lottare contro la repressione è il principale strumento attraverso il quale faremo quella dovuta scuola di comunismo che porterà il Partito a sviluppare un efficace lavoro di accumulazione di forze rivoluzionarie fino all’instaurazione della dittatura del proletariato.
Osare sognare, osare lottare, osare vincere!
Cristian Boeri