Usare le elezioni per sostenere e favorire lo sviluppo dell’unica forza realmente in grado di cambiare il corso delle cose e imporre nel paese un nuovo regime politico: la classe operaia organizzata e le masse popolari organizzate.
E’ in funzione di questo obiettivo che elaboriamo le indicazioni di voto che seguono in questo comunicato per la regione Sardegna. Questa linea l’abbiamo trattata per esteso su Resistenza n. 1/2018 (“I comunisti e le elezioni”) e n. 2/2018 (in particolare vedi “Una bussola, una rotta e una meta per intervenire da comunisti nelle elezioni borghesi”). Per l’instaurazione di un governo che faccia realmente gli interessi delle masse e godi dell’appoggio della componente più avanzata e meglio organizzata della classe operaia e delle masse popolari, all’interno di questa campagna elettorale bisogna unire ciò che c’è di sano e che invece l’elettoralismo divide. Usare la campagna elettorale come mezzo e non come fine vuol dire dare sostegno e fiducia a quanti, nell’alveo delle forze che si sono proposte anti Larghe Intese, hanno dimostrato e dimostrano di meritare la fiducia delle masse perché hanno utilizzato e utilizzano il loro ruolo di candidati per alimentare la loro organizzazione e mobilitazione. Intendiamo con questo comunicato avanzare un dibattito con tutte le forze sinceramente comuniste, progressiste e indipendentiste della Sardegna, nell’ottica della politica da fronte e del dibattito sul “che fare?” per liberare l’Italia e la Sardegna dalla borghesia (da quella legata alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti, alla Nato, all’UE ecc a quella più parassitaria), vero ostacolo alla liberazione di tutti i popoli e per la loro autodeterminazione.
La Sardegna ha visto un avvio (e un proseguo) della campagna elettorale all’insegna della polemica politica molto accesa sulla questione dell’autodeterminazione e/o dell’indipendentismo, promossa da una parte del movimento indipendentista verso le liste di Potere al Popolo! e le esternalizzazioni di Marco Rizzo (PC), a causa di posizioni di questi ultimi che non tengono conto dell’autodeterminazione del popolo sardo. Al tempo stesso, c’è stata una accesa discussione sulla protesta dei pastori sardi che hanno dichiarato la consegna della propria scheda elettorale se non si fosse intervenuti subito sulle questioni principali di rivendicazione delle loro mobilitazioni. Decine le mobilitazioni operaie e sociali. Il movimento “A Foras”, di partecipazione eterogenea che si occupa della lotta contro le basi militari, non ha per ora espresso indicazione di voto.
Nel campo della borghesia le manovre per la campagna elettorale per recuperare quel terreno perso con le politiche di spoliazione e devastazione del territorio negli scorsi decenni si sono materializzate in un improvviso accordo per l’ex Alcoa (ferma da 8 anni!) per la ricollocazione dei suoi 1000 operai (promessi, ma non ancora effettivi… non bisogna aspettarsi che sia automatica la riassunzione dopo il 4 marzo!) e con le passeggiate di Mattarella in Sardegna per la commemorazione dei 70 anni dalla stesura dello Statuto di “regione speciale”: uno statuto che nulla ha a che vedere con l’autodeterminazione del popolo sardo e della sua indipendenza, ma che anzi ne sottolinea la dipendenza dall’Italia.
Le elezioni politiche italiane si dimostrano, in una certa misura, campo di lotta politica e opportunità per avanzare nella lotta per l’indipendenza della Sardegna e la conquista di nuove e superiori posizioni nella lotta di classe.
Tra le forze politiche più quotate come “primo partito” vi è il M5S, che amministra 3 importanti centri urbani (Assemini, Carbonia e Porto Torres) più un quarto centro più piccolo (Dorgali, in Barbagia, che in rapporto però alla popolazione della provincia di Nuoro è tra i comuni più grandi con i suoi 8mila abitanti), tutti con una forte presenza operaia. La Sardegna è la regione in cui il M5S, nonostante gli scontri interni e le “epurazioni” di numerosi parlamentari o elementi di rilievo in vista delle politiche 2018 (ricordiamo Roberto Cotti, sempre in prima linea nelle lotte contro la Nato e le basi militari in Sardegna) conta la più ampia fiducia (in percentuale) da parte della classe operaia e delle masse popolari rispetto all’Italia (stante ai rilievi elettorali e alle tendenze dei sondaggi). E’ chiaro che la fiducia riposta nel M5S da parte di larga parte delle masse popolari sarde è dovuta anche al fatto che i partiti delle Larghe Intese sono ampiamente sbugiardati e smascherati, e perdono gradualmente potere e consenso via via che hanno perpetrato in maniera massiccia politiche di smantellamento (oppure ne sono stati conniventi, attraverso l’inerzia politica). La crisi politica nel consiglio regionale che ha visto numerose dimissioni e sostituzioni nel corso dell’attuale carica del governatore Pigliaru ne è la dimostrazione. La fiducia data a Zedda a Cagliari alle scorse amministrative anche, nonostante la sua pratica si sia dimostrata in linea con i partiti delle Larghe Intese. Infine non accenniamo nemmeno all’azione dei partiti scimmiottatori del fascismo che con la loro propaganda “prima gli italiani” altro non fanno che mettersi in contrapposizione ai sardi stessi: l’alleanza tra Partito Sardo d’Azione e la Lega di Salvini (sputando così in faccia alla gloriosa storia del Partito Sardo d’Azione!) è funzionale a non far sembrare la Lega decisamente fuori contesto.
Il Partito dei CARC chiama a votare in ogni circoscrizione della Sardegna quei candidati (e di conseguenza la lista, dato che per la legge vigente non è possibile esprimere il voto di preferenza) che danno maggiore affidabilità di applicare forze, relazioni e risorse per:
- promuovere la moltiplicazione del numero di organizzazioni operaie e popolari,
- favorire l’attività delle organizzazioni operaie e popolari come Nuove Autorità Pubbliche che indicano e applicano le misure sia pure parziali e precarie che è possibile mettere in opera a livello locale contro gli effetti della crisi,
- sostenere l’opera delle organizzazioni operaie e popolari per coordinarsi in tutto il paese fino a costituire un proprio governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.
Nel concreto questo orientamento significa, a nostro avviso, per la Sardegna dare indicazione di voto per Pino Cabras candidato nel Collegio Uninominale Sardegna 3 per il Movimento 5 Stelle. Pino Cabras è esponente della società civile che ha accettato la proposta di candidatura per il M5S. E’ stato sempre impegnato, collaborando con Giulietto Chiesa, sul fronte della denuncia delle manovre di guerra dei gruppi imperialisti e di conseguenza della collaborazione dell’Italia attraverso la sua partecipazione attiva o passiva (come le esercitazioni NATO in Sardegna, ad esempio). Per il resto dei collegi non diamo indicazione specifica ma chiediamo ai nostri lettori di fare riferimento ai tre criteri precedentemente esposti.
Il valore di Pino Cabras come candidato dipenderà da quanto il movimento antimilitarista ed indipendentista ne valorizzerà il ruolo mettendolo a servizio della lotta di classe in Sardegna, nel concreto nell’avanzare di posizione nella lotta per la liberazione dalla vera e propria occupazione militare della Sardegna (che conta il 60% del demanio militare italiano) che oggi è anche parte della lotta per l’autodeterminazione del popolo sardo. La partita tra i gruppi imperialisti oggi più ancora che nel 2013 è complicata dalla presenza del M5S, che ha ancora un ruolo destabilizzante. Nonostante i tentativi impersonati da Luigi Di Maio di farlo diventare una nuova versione delle Larghe Intese che applica il “programma comune” che finora i partiti delle Larghe Intese hanno applicato, esso resta inaffidabile e fonte di preoccupazione tra i gruppi imperialisti. La sua vittoria elettorale determinerebbe certamente un sommovimento nelle file dei suoi seguaci ed eletti e una ingovernabilità dall’alto che bisogna valorizzare al massimo anche per quanto riguarda la Sardegna. Ogni comunista sardo che intende lottare per la liberazione del suo popolo deve prendere in considerazione che la risposta immediata da dare è quella della costruzione di un fronte politico anti Larghe Intese che spazzi via gli occupanti illegittimi (che sono gli stessi sia in Sardegna che in Italia, e sono i gruppi imperialisti, la Nato, l’UE, il Vaticano, colpevoli della devastazione del territorio, della disoccupazione dilagante e dello stato di arretramento infrastrutturale della Sardegna e dell’Italia) e prenda in mano la direzione politica e amministrativa della Sardegna.
Noi sosteniamo la lotta per l’autodeterminazione delle nazioni senza Stato presenti nel territorio dello Stato italiano. Ogni popolo deve avere il diritto di decidere autonomamente e liberamente il cammino da intraprendere, l’ordinamento economico, politico e sociale di cui dotarsi, le relazioni da instaurare con gli altri paesi. L’autodeterminazione nazionale (che comprende anche il diritto alla secessione e a costituirsi come Stato indipendente: si tratta dunque di una cosa differente dalla “semplice” autonomia locale) fa parte dei diritti democratici delle masse popolari. I comunisti delle nazioni dominanti devono sostenere la lotta per l’autodeterminazione nazionale, convogliandola, come avvenuto durante la prima ondata della rivoluzione proletaria sotto la direzione dell’Internazionale Comunista, nella lotta per l’abbattimento del capitalismo e l’instaurazione del socialismo. I comunisti delle nazioni senza Stato devono invece mettersi alla testa delle masse popolari per il loro diritto all’autodeterminazione: con la loro direzione, devono far sì che gli indipendentisti non guardino all’indietro, ma siano proiettati in avanti ossia verso la costruzione di nuovi e superiori rapporti sociali. Il contributo che noi comunisti italiani diamo al popolo sardo è la lotta per il Governo di Blocco Popolare, un governo che metta al centro la parola d’ordine “per un lavoro utile e dignitoso ad ogni adulto” e che intervenga con misure emergenziali laddove la borghesia finora ha spolpato e distrutto (delocalizzazione delle industrie e licenziamenti, privatizzazioni, inquinamento ecc), e che si costruisca attraverso la formazione di un fronte anti – Larghe Intese, che attraverso questa lotta avanzi nella costruzione del socialismo in Italia, unica garanzia di liberazione dalla borghesia.
L’indicazione di voto per il M5S vuole essere di spinta al rafforzamento della mobilitazione delle masse popolari e alla costruzione di una nuova governabilità delle masse popolari organizzate, che intende da un lato individuare i candidati che maggiormente possono favorire questo processo e dall’altro alimentare l’ingovernabilità (già in atto) che pone terreno favorevole alla costruzione di nuovi e superiori rapporti di forza.
Nella situazione attuale, l’unico “voto utile” è quello che serve:
- a sviluppare la mobilitazione e la ribellione, l’organizzazione e il coordinamento, il protagonismo delle masse popolari,
- a rendere difficile, se non impossibile, ai poteri forti installare un loro governo e continuare l’opera di rapina delle masse, di devastazione del territorio, di eliminazione dei diritti democratici conquistati con la Resistenza antifascista, di violazione della Costituzione,
- a costruire un nuovo sistema di governo fondato sulle masse popolari organizzate!
Osare sognare, osare lottare, osare vincere!
Costruiamo il fronte anti-Larghe Intese!
Avanziamo verso il Governo di Blocco Popolare!