Anche a Torino e provincia la campagna elettorale è stata caratterizzata dal tentativo dei poteri forti e dei loro partiti e apparati di creare un clima di “tensione” per confondere le masse popolari, presentare i partiti delle larghe intese come l’unica “alternativa” possibile e responsabile al “caos” e creare così il terreno favorevole a un “governo del presidente” che continui ad attuare il programma comune della borghesia imperialista. Dunque così come avvenuto a livello nazionale e con alcune peculiarità in più, anche nel nostro territorio la campagna elettorale è stata segnata da un azione di intossicazione di massa su due direttrici:
– la campagna denigratoria anti-M5S finalizzata a contenerne e danneggiarne il risultato elettorale: da questo punto di vista Torino e il Piemonte, vista la grande forza elettorale qui raggiunta da M5S, sono stati uno degli scenari più interessati dal teatrino montato ad arte della cosiddetta “rimborsopoli M5S” (sono piemontesi due dei parlamentari M5S finiti nel polverone mediatico, Ivan Della Valle di Torino e Carlo Martelli di Novara),
– l’uso strumentale degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo (Forza Nuova, Casa Pound, ecc.) con lo scopo di mettere al centro della campagna elettorale i temi della sicurezza e dell’immigrazione e di suscitare un clima favorevole all’affermazione elettorale delle larghe intese (presentate come garanzia di stabilità per il paese): ne è stata una prova il grande risalto mediatico dato alla repressione della mobilitazione antifascista contro Casa Pound del 22 febbraio e all’arresto del compagno Giorgio Battagliola accusato di aver difeso una manifestazione antifascista svoltasi a Piacenza dai divieti e dalle cariche delle forze dell’ordine.
Al di là dell’azione di intossicazione di massa sono altre le iniziative con cui i poteri forti e i partiti delle larghe intese hanno mostrato le loro reali intenzioni. Il loro programma comune si è reso manifesto con la vicenda dei 497 licenziamenti alla Embraco di Riva di Chieri (TO) e con l’accelerazione impressa da Marchionne (in sordina e cercando di restare ai margini del dibattito elettorale) alla “morte lenta” dello stabilimento FCA di Mirafiori. Licenziamenti e chiusura di aziende, disoccupazione e precarietà, obbedienza ai diktat anti-popolari dell’UE e a quelli guerrafondai della NATO, prosecuzione dei lussi e dei privilegi dei ricchi e degli straricchi alla Marchionne. Questa è la sostanza delle misure che, quale che sia la maggioranza elettorale che emergerà dopo il 4 marzo, il corso disastroso delle cose promosso dalla borghesia imperialista imporrà di intraprendere ai partiti e ai gruppi politici che i vertici della Repubblica Pontificia, a urne chiuse, individueranno quali componenti del prossimo governo del paese.
Contro questa cortina d’intossicazione e contro il programma reale dei poteri forti, le risposte più avanzate ed efficaci non sono giunte dai programmi elettorali delle liste espressione di un indirizzo anti-larghe intese (da Potere al Popolo al PC di Rizzo, dal Movimento 5 Stelle a Liberi Uguali) né dalle dichiarazioni di impegno post-elettorale dei vari candidati di queste liste. Ad aver meglio contribuito a mettere al centro della campagna elettorale le questioni decisive per gli interessi delle masse popolari sono state le mobilitazioni e le iniziative di lotta che hanno conosciuto sviluppo in questi mesi: i lavoratori Embraco in lotta contro la delocalizzazione della loro azienda, le/gli insegnanti in lotta per il riconoscimento dell’abilitazione all’insegnamento, le iniziative delle organizzazioni popolari e di movimento che hanno animato le mobilitazioni di Briser le Frontieres contro la persecuzione degli immigrati, l’attivismo dei lavoratori del Cobas FCA di Mirafiori per sviluppare organizzazione e coordinamento tra i vari stabilimenti e rispondere alla nuova offensiva di Marchionne. La lista potrebbe allargarsi ed includere anche altri esempi ma è sufficiente fermarci qui per dimostrare che sono state le esperienze di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari che più hanno portato al centro della campagna elettorale gli interessi delle masse popolari. Ed è sempre l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari il terreno di verifica della bontà dei progetti politici delle forze anti – larghe intese in campo in queste elezioni la cui serietà e attendibilità è direttamente proporzionale a quanto i programmi elettorali corrispondono ad un lavoro di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari per realizzarli. Questo è stato e sarà (dopo il 4 marzo) un criterio di verifica dell’affidabilità delle liste e dei candidati anti – larghe intese. A Torino e provincia sotto questo punto di vista le forze che più si sono distinte sono:
– Potere al Popolo (PaP): è la lista che ha usato maggiormente la campagna elettorale per alimentare il protagonismo, l’organizzazione e la mobilitazione popolare, principalmente combinando la campagna elettorale classica con il sostegno alle lotte e alle mobilitazioni cittadine di cui candida diversi esponenti di rilievo tra cui molti appartenenti al mondo della scuola e al movimento NO TAV (come Nicoletta Dosio); è la lista che concretamente si è più attivata per tramutare il proprio programma in azioni pratiche già nel corso della campagna elettorale, ha contribuito ad alimentare l’animo di riscossa tra molti compagni precedentemente ritiratisi e delusi per le prove date nel passato dai partiti della vecchia sinistra borghese di cui tuttavia, in negativo, anche PaP ripresenta alcuni degli stessi limiti (ad esempio l’illusione riformista di ricostruire la sponda politica delle lotte come viatico alla rinascita del movimento comunista in Italia).
– Partito Comunista di Rizzo: la sua campagna elettorale a Torino si è distinta perchè ha contribuito a veicolare la propaganda del socialismo (contrastando così facendo il riformismo) e in secondo luogo, come Potere al Popolo ma in misura molto più ridotta, perché i suoi candidati hanno usato la campagna elettorale per esprimere sostegno alle lotte in corso; questi aspetti positivi non fanno venir meno che l’aspetto principale, ciò che è più risaltato nella campagna elettorale di PC, è l’azione di “campagna acquisti” tesa a raccattare militanti ed iscritti delusi dai partiti della vecchia sinistra borghese (PRC, PCI Alboresi) di pari grado al settarismo nei rapporti con le altre organizzazioni comuniste e con le altre forze anti-larghe intese.
– Movimento 5 Stelle: il M5S anche a Torino e nel Piemonte è interessato da una lotta interna i cui contendenti sono da un lato i sostenitori della deriva impressa a livello nazionale al M5S da Luigi Di Maio (la linea dell’accreditamento di M5S al cospetto dei poteri forti internazionali e nazionali) e dall’altro lato quanti si oppongono a questa deriva in nome di un M5S che ritorni alle origini o comunque mantenga il profilo di rottura su cui è diventato la prima forza politica del paese; la prevalenza della linea Di Maio è ben espressa dall’operato della Giunta Appendino (fin qui postasi in sostanziale continuità con le giunte che l’hanno preceduta su tutti i temi principali) e dal repulisti imposto da Di Maio ad inizio campagna elettorale di quegli esponenti del M5S maggiormente legati ai movimenti delle masse popolari organizzate (come nel caso della consigliera comunale Debora Montalbano, fatta fuori da M5S a pochi giorni dalle primarie che dovevano decidere i candidati M5S al Parlamento); allo stesso tempo il M5S torinese, pur nel corso della deriva intrapresa, mantiene ancora il legame con il movimento NO TAV della Val Susa (il più importante movimento popolare della regione e del paese) e ha rinnovato le candidature di parlamentari come Marco Scibona distintisi nella precedente legislatura per aver usato il proprio ruolo per dare forza alla lotta NO TAV.
Dunque in questa situazione la nostra indicazione di voto in Piemonte va ai candidati di queste tre liste che danno maggiore affidabilità di applicare forze, relazioni e risorse per:
1. promuovere la moltiplicazione del numero di Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari,
2. favorire la loro attività come Nuove Autorità Pubbliche che indicano e applicano le misure sia pure parziali e precarie che è possibile mettere in opera a livello locale contro gli effetti della crisi,
3. sostenere la loro opera per coordinarsi in tutto il paese fino a costituire un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.
A quanti domenica 4 marzo si recheranno a votare diciamo di scegliere il candidato e la lista da votare non principalmente in base ai contenuti del programma elettorale enunciato nel corso della campagna elettorale ma principalmente in base a ciò che ha fatto già in campagna elettoralae per promuoverne l’attuazione. Possono attenersi a questa nostra indicazione generale quanti voteranno nei collegi corrispondenti alle provincie di Cuneo, Asti, Alessandria, Vercelli, Biella, zone in cui il P.CARC non è ancora presente e dove non siamo in grado di esprimere indicazioni di dettaglio.
Invece per quanti voteranno nei collegi corrispondenti alla città di Torino e alla sua provincia la nostra indicazione di voto è la seguente. Per la Camera diamo indicazione di votare i candidati ai collegi uninominali e plurinominali con la lista di Potere al Popolo. In particolare la nostra indicazione di voto va a quei candidati di Potere al Popolo come Ilenia Argento dei Clash City Workers (candidata all’uninominale della Camera nel collegio Torino 3 di Vallette e Borgo San Paolo), a Nicoletta Dosio del movimento NO TAV (candidata al plurinominale della Camera nel collegio che raggruppa le zone di Ivrea, Settimo Torinese, Pinerolo, Moncalieri) e agli altri candidati espressione del movimento delle masse popolari organizzate e che hanno usato la loro campagna elettorale per rafforzarlo ulteriormente.
Per il Senato, per quanti votano nella città di Torino, diamo indicazione di votare la lista di Potere al Popolo. In particolare in questo caso la nostra indicazione di voto va a Gianluca Vitale (candidato al plurinominale del Senato nel collegio Piemonte 1 che raggruppa Torino e provincia), avvocato attivo nel sostegno legale ai movimenti popolari e nella denuncia degli abusi delle forze dell’ordine, attività cui ha dato seguito pratico anche nel corso della campagna elettorale. Sempre per il Senato, per quanti voteranno nel resto della provincia di Torino, diamo indicazione di votare anche per Marco Scibona del Movimento 5 Stelle (candidato al plurinominale del Senato nel collegio Piemonte 1 che raggruppa Torino e provincia), parlamentare uscente del M5S che nell’ultima legislatura si è messo al servizio delle attività del movimento NO TAV e che per questo suo legame costituisce la parte sana e da rafforzare del M5S, di contrasto alla deriva ad esso impressa da Di Maio & co.
A Torino e provincia è questa la combinazione di indicazioni di voto che più rafforza il movimento delle organizzazioni operaie e popolari e in definitiva la prospettiva della creazione delle condizioni per l’instaurazione di un Governo di Blocco Popolare.
Nella situazione attuale, l’unico “voto utile” è quello che serve
– a sviluppare la mobilitazione e la ribellione, l’organizzazione e il coordinamento, il protagonismo delle masse popolari,
– a rendere difficile, se non impossibile, ai poteri forti installare un loro governo e continuare l’opera di rapina delle masse, di devastazione del territorio, di eliminazione dei diritti democratici conquistati con la Resistenza antifascista, di violazione della Costituzione,
– a costruire un nuovo sistema di governo fondato sulle masse popolari organizzate!
Osare sognare, osare lottare, osare vincere!
Costruiamo il fronte anti-Larghe Intese!
Avanziamo verso il Governo di Blocco Popolare!