Sulla lista “Potere al Popolo”

Il 18 novembre si sono riunite a Roma centinaia di persone per dare avvio al progetto Potere al Popolo (PaP), una lista promossa dalla rete Clash City Workers (CCW) a nome dell’organismo popolare ex-OPG di Napoli e a cui hanno aderito PRC, PCI di Alboresi, Rete dei Comunisti e una parte degli altri aderenti a Eurostop, numerosi organismi locali sparsi in tutta Italia e molti singoli.

Dal 18 novembre a oggi il progetto ha fatto un pezzo di strada importante (più di 70 assemblee territoriali, partecipate complessivamente da migliaia di compagni e compagne) e mentre scriviamo si svolge a Roma la seconda assemblea, quella in cui la lista sarà formalmente costituita. Per il momento, e dagli elementi che abbiamo raccolto dalla partecipazione alle assemblee nazionali e territoriali, ci interessa soffermarci solo su alcuni aspetti.

I promotori di PaP fanno diretto riferimento all’esperienza dell’ex OPG di Napoli e alle iniziative di organizzazione, mobilitazione e lotta delle masse popolari (l’ambulatorio medico autogestito, la camera del lavoro popolare, ecc.) che esso sta conducendo e si pongono l’obiettivo di rafforzarle ed estenderle affermando che le elezioni borghesi “sono un mezzo e non un fine”. In questo senso la loro opera e il loro intento ha molte affinità con una parte di ciò che intendiamo con “usare le elezioni per promuovere organizzazioni operaie e popolari, il loro rafforzamento e il loro coordinamento”. Quindi il P.CARC, pur non aderendo alla lista e senza eleggerla ad ambito esclusivo della mobilitazione nel campo elettorale, sostiene il progetto (anche dal punto di vista pratico: firmeremo per la presentazione della lista, parteciperemo ai banchetti di raccolta firme portando il pezzo di farne uno strumento di organizzazione e di lotta (“Organizzarsi per elaborare i programmi dei lavori che servono, per attuarli e farli attuare” – Vedi l’articolo “I comunisti e le elezioni”), chiama gli organismi promotori e aderenti a promuovere il coordinamento fra comitati, aggregati ed esperienze di lotta con cui ciascuno di loro ha legami e opera per favorire la costruzione di un fronte comune di tutte le forze, i partiti, le organizzazioni e gli organismi (al di là della lista che sostengono, in cui hanno candidati, ecc.) per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Il principale nodo ideologico che ci distingue dai più avanzati promotori e aderenti a PaP, lungi dall’essere il motivo per cui non aderiamo alla lista, attiene alle prospettive immediate e di lungo periodo di questo percorso.

La parte più avanzata dei promotori e degli aderenti a PaP è “presa fra due fuochi”:

– la spinta a usare la campagna elettorale e la lista per costruire un “nuovo soggetto politico” che operi con continuità e non solo in campo elettorale e che i più avanzati fra loro chiamano apertamente Partito comunista;

– la spinta delle componenti più elettoraliste: insistono che “il tempo stringe”, “occorre concentrarsi sulla stesura del programma, sulla composizione delle liste e sulla raccolta delle firme”.

La parte più avanzata dei promotori è convinta che il Partito comunista possa rinascere dall’unità delle lotte, dal loro coordinamento e dalla loro “politicizzazione” e contano di usare la campagna elettorale a questo fine. La concezione che hanno della natura e del ruolo del Partito comunista (vedi l’articolo “La scienza della rivoluzione socialista” a pag. 1) è il principale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi che si pongono: il Partito comunista non è la più grande e combattiva organizzazione di lotta, non è il grande centro delle mobilitazioni che influenza la battaglia in campo elettorale imponendone i temi e i contenuti, non si afferma raccogliendo il consenso delle masse popolari su parole d’ordine rivendicative e non è la sponda politica del movimento popolare. Basati invece su queste convinzioni, la partecipazione diffusa e l’entusiasmo che il progetto PaP raccoglie si esauriranno nella frustrazione di non riuscire a dare seguito a un programma pure “bellissimo ed efficacissimo” (perché rimarrà il problema di chi lo attua nella pratica) e nell’espletazione dei riti delle elezioni borghesi: liste, firme, propaganda, ecc.

Con fraterno spirito rivoluzionario invitiamo i promotori di PaP e gli aderenti a discutere apertamente e francamente di questo e, contemporaneamente, a organizzarsi e organizzare, mobilitarsi e mobilitare per attuare da subito le parti del loro programma elettorale che sono già realizzabili con la mobilitazione delle masse popolari.

Che il ruolo di “lista di sinistra” stia oggettivamente stretto a una parte dei promotori e degli aderenti a PaP è chiaro dalla composizione delle assemblee territoriali: moltissimi compagni e compagne disposti a mettersi in moto per un obiettivo che effettivamente va al di là della scadenza elettorale, molti dei quali tornano a partecipare all’attività politica dopo anni di delusione e frustrazione causati dall’opera dei partiti della sinistra borghese. Contrastare l’elettoralismo e l’economicismo, le tare irrisolte del movimento comunista dei paesi imperialisti fin dal secolo scorso, e convogliare entusiasmo e partecipazione nella mobilitazione per la rivoluzione socialista (che oggi nel nostro paese si traduce nella costituzione del Governo di Blocco Popolare) non è un affare dei promotori di PaP, né un compito che si limita al P.CARC, ma un obiettivo di tutti coloro che si definiscono comunisti.

“Dobbiamo combattere ogni tendenza a disperdere energie e tempo per andare a fare la sponda delle rivendicazioni delle masse popolari nelle istituzioni della Repubblica Pontificia (la linea della “sponda politica”). Non importa che i singoli individui siano onestamente guidati dalle loro illusioni o siano invece carrieristi in cerca di onori e ricchezza. Tutto quanto vi è di intellettualmente attivo e di moralmente sano dobbiamo con energia, con scienza e con arte, indirizzarlo a impegnarsi nella mobilitazione e organizzazione delle masse popolari seguendo le leggi del percorso che esse devono compiere. Solo le masse popolari organizzate sono in grado non solo di rendere il paese ingovernabile ai vertici della Repubblica Pontificia, ma anche di costituire un governo che rompa con la UE, con la Banca Centrale Europea e con la NATO e di far fronte con successo alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.

La campagna elettorale crea condizioni favorevoli per noi comunisti, per orientare tutti quelli che sostengono le lotte in corso. Chi tra loro assimilerà la concezione comunista del mondo, quanto più l’assimilerà tanto più sarà in grado di vedere i passi che ogni embrione di organizzazione operaia e di organizzazione popolare (OO e OP) può e deve fare, di indicarli alla sinistra di ogni OO e OP, di indicare ad essa cosa fare per portare l’intera OO e OP a compierli e in questo modo rafforzarsi, acquistare autorità e avanzare verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare. Quale che sia il risultato elettorale, questo sarà comunque il compito che dovranno e dovremo assolvere a elezioni concluse: le elezioni concorrono a definire il percorso concreto, non cambiano il corso generale delle cose. Dal Comunicato n. 13 / 2017 del (nuovo)PCI.

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