Noi comunisti italiani di “nuovo tipo” e il primo PCI

Presentazione del n. 57 de La Voce del (nuovo)PCI

Nel novembre scorso è uscito il n. 57 de La voce del (nuovo)PCI. Come presentazione, riportiamo stralci dell’articolo di M. Martinengo che approfondiscono alcuni aspetti importanti introdotti nell’articolo sulla fondazione del PCd’I pubblicato su questo numero di Resistenza.

“È importante che i comunisti comprendano la differenza sostanziale che vi è stata tra il Partito di Lenin e di Stalin e i partiti comunisti dei paesi dell’Europa occidentale e degli USA. Questa differenza è invece ancora oggi largamente incompresa. (…) Di questi (i partiti comunisti dei paesi dell’europa occidentale e degli USA – ndr) è giusto dire che sono nati “sulla base del movimento operaio” del loro paese e che si sono “ispirati alla teoria rivoluzionaria del marxismo”. Il Partito comunista russo invece è nato sulla base della teoria rivoluzionaria del marxismo (sorto in Europa) e si è, grazie ad essa, strettamente legato al movimento operaio russo e ne ha promosso lo sviluppo fino a farne la nuova classe dirigente di gran parte dei popoli che fino al 1917 erano racchiusi nell’impero zarista. Il Partito comunista russo è stato formato da circoli di intellettuali rivoluzionari (di varie nazionalità) che hanno aderito al marxismo e che grazie ad esso si sono poi legati al movimento operaio delle varie nazionalità racchiuse nell’impero zarista. E gli effetti della differenza si sono visti. (…)

A persone poco o per nulla impegnate nella rinascita del movimento comunista la differenza potrà sembrare poco più di una sfumatura. Ma in realtà essa riguarda il cuore delle divergenze che vi sono oggi tra individui e organismi che si professano comunisti. Tra quelli che sostengono che i comunisti devono anzitutto legarsi alle lotte rivendicative degli operai e delle masse popolari e quelli (come noi) che sostengono che i comunisti devono assimilare la scienza del marxismo e da questa trarre gli strumenti per legarsi profondamente e su grande scala agli operai a partire dai più avanzati per condurre questi a diventare classe dirigente della massa degli operai e anche del resto delle masse popolari perché instaurino il socialismo.

I primi prendono come modello il vecchio PCI che in un certo momento della sua storia era diventato un partito con un grande seguito tra gli operai e le masse popolari, seguito che via via si dissolse. Aspirano a diventare come era il vecchio PCI (di regola senza riuscire a capire che il vecchio PCI aveva conquistato un grande seguito e suscitato una grande combattività tra gli operai e le masse popolari grazie all’ondata di lotte e di rivoluzioni che la rivoluzione sovietica aveva sollevato nel mondo intero). Quindi aspirano senza riuscirvi e maledicono la cattiva sorte e le masse popolari che non corrispondono alle loro buone intenzioni. Ricorrono alla “grande forza della borghesia” per spiegarsi perché nonostante il grande seguito il vecchio PCI non ha instaurato il socialismo in Italia. Non si spiegano perché quel grande seguito si è dissolto e ha lasciato il passo prima a Bertinotti e infine a Renzi.

Noi dobbiamo assimilare la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia e applicarla, imparare ad applicarla nella lotta di classe. Non abbiamo ancora dimostrato di saperlo fare, ovviamente. Quindi solo quelli che sono o si mettono all’opera capiscono le potenzialità del lavoro che facciamo e imparano a farlo. Ma proprio la storia della rivoluzione russa e della prima ondata della rivoluzione proletaria e anche la storia del suo esaurimento dimostrano che questa è la strada giusta. Il catastrofico corso delle cose che la borghesia imprime all’umanità conferma che l’umanità ha bisogno di instaurare il socialismo. (…) Le condizioni che rendono possibile e necessaria l’instaurazione del socialismo si sono moltiplicate.

Ma il socialismo, ci insegna il marxismo, non nasce spontaneamente dall’esperienza dei proletari. “La dottrina del socialismo è sorta dalle teorie filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai rappresentanti colti delle classi possidenti, gli intellettuali”. I comunisti sono gli intellettuali che portano questa dottrina agli operai facendo leva sulle condizioni in cui questi sono posti dalla società borghese stessa, condizioni che fanno degli operai la classe più predisposta ad abbracciare in massa questa dottrina e farne la bandiera delle propria lotta contro la borghesia: la classe che per liberare se stessa dalla borghesia deve liberare l’intera umanità.

La rivoluzione russa, i quarant’anni di costruzione del socialismo che ne sono seguiti e anche i più di trenta anni che ci sono voluti per distruggere quello che i proletari sovietici sotto la direzione del Partito di Lenin e di Stalin avevano costruito nei quaranta anni precedenti, hanno dimostrato che i proletari possono fare a meno della borghesia, che il socialismo è possibile e hanno fornito molti insegnamenti a proposito della sua instaurazione e della sua natura: quello che prima era solo teoria e previsione, ora è teoria verificata da una vasta pratica.

Sta a noi comunisti dei paesi imperialisti diventare quello che i nostri predecessori non sono riusciti a diventare, compiere quella trasformazione che l’esempio del Partito comunista sovietico ci mostra, assimilare quello che esso ci ha insegnato e gli insegnamenti che Mao Tse-tung ha tratto dall’esperienza della costruzione del socialismo in URSS e quelli che noi ne sapremo trarre”.

La Voce n. 57 del (n)PCI

5,00 € – puoi trovarla su www.nuovopci.it o richiederla a carc@riseup.net

Su questo numero:

Costruire un vasto sistema di CdP clandestini

Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano:

 – Combattere la tara del militarismo

 – La propaganda murale – Criteri e consigli

 – La propaganda murale – Esperienze

 – Napoli – Analisi del contesto

 – Industria 4.0 e altri propositi di riduzione dell’occupazione

  – Con il materialismo dialettico impariamo a lottare e vincere

Clandestinità e Stato Maggiore della guerra rivoluzionaria popolare

Il Partito comunista di tipo nuovo

Alle origini del vecchio PCI

Noi comunisti italiani di nuovo tipo e il primo PCI (1921-1989)

Presentazione di Lenin – L’“estremismo”, malattia infantile del comunismo

Lenin – L’“estremismo”, malattia infantile del comunismo

Il corso delle cose e il nostro compito

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