Napoli. Scampia è un quartiere popolato in larga parte da abitanti del centro di Napoli “deportati” in periferia tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni’80, un quartiere popolare fatto di abitazioni inospitali (che i cittadini ancora oggi chiamano “carceri speciali”), fredde e degradate, che negli anni è diventato uno dei focolai di lotta, protagonismo e partecipazione popolare più importanti di Napoli. Motore di questo processo è stato, ed è, il Comitato Vele, un centro autorevole di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari dalla cui iniziativa sono nati altri organismi: il Cantiere 167, il Comitato dei Disoccupati Organizzati del Cantiere, altre associazioni che si occupano della lotta al degrado.
Il Cantiere 167, in particolare, è il punto di maggiore aggregazione, oltre alle organizzazioni popolari citate, vi partecipano organizzazioni politiche come DemA, il collettivo politico autonomo Insurgencia e il nostro Partito. Dal confronto collettivo sulle attività promosse è emersa la necessità di contrastare gli effetti della distruzione del sistema scolastico, dell’abbandono del territorio e della completa assenza di istituzioni: un diffuso analfabetismo di ritorno che mina l’autonomia delle masse popolari che pure sono attive (difficoltà a produrre volantini e comunicati o a fare interventi pubblici, dovendo delegare ai “più navigati” attivisti delle organizzazioni politiche). Cogliendo lo spunto, il P.CARC ha promosso corsi di alfabetizzazione di base e di giornalismo / alfabetizzazione più avanzata, grazie anche alla collaborazione e disponibilità di una compagna con cui il Partito ha condiviso altre esperienze simili in città, come i corsi di giornalismo negli spazi di GalleriArt.
I corsi sono stati molto partecipati, in particolare quello di giornalismo, durato un mese e finalizzato a fornire gli strumenti per comprendere un articolo di giornale e scriverlo, per comprendere e scrivere un testo di scrittura creativa e un saggio breve. Il risultato tangibile è la maggiore autonomia nel produrre materiali di propaganda e il conseguente rafforzamento dell’organismo.
Questa esperienza rappresenta efficacemente la linea di demarcazione e la lotta che esiste tra il rapporto che devono sviluppare i comunisti con le masse popolari contro quello che sviluppa e promuove la sinistra borghese. I comunisti devono imparare a porsi come educatori e formatori, oltre che organizzatori, nei confronti delle masse, come coloro che non le giudicano secondo criteri borghesi (saper parlare, saper scrivere, avere un titolo di studio), ma vi si legano senza riserve; la sinistra borghese vede le masse popolari principalmente come massa di manovra, bacino di consenso e di voti e concepisce se stessa come detentrice di una delega in bianco a rappresentare le aspirazioni e gli obiettivi delle mobilitazioni popolari ai tavoli istituzionali o nel ruolo di sponda politica all’interno delle istituzioni borghesi.
Una lotta espressa magistralmente da Bertold Brecht in questo modo: “La verità non si può semplicemente scriverla e basta; è indispensabile scriverla per qualcuno che possa servirsene. La conoscenza della verità è un processo comune a chi scrive e a chi legge. La verità deve essere detta con calcolo e deve essere udita con calcolo. E per noi che scriviamo è importante sapere a chi la diciamo e chi ce la dice. La verità su certe condizioni deplorevoli dobbiamo dirla a coloro che di queste condizioni più soffrono e da loro dobbiamo apprenderla. Non basta parlare a coloro che hanno una data opinione; bisogna parlare a coloro ai quali, data la loro situazione, tale opinione può convenire. E il vostro uditorio muta di continuo! Persino ai carnefici è possibile parlare, quando per impiccare non ricevono più il salario o quando la loro professione si fa troppo pericolosa”.