Il segnale dell’Aurora – La campagna del P.CARC per il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre

Con la campagna “il segnale dell’Aurora” la Carovana del (nuovo)PCI celebra la Rivoluzione d’Ottobre riconoscendo i suoi insegnamenti, facendoli vivere e usandoli per fare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo in Italia e proseguire sul sentiero luminoso che gli operai, i contadini, le masse popolari della Russia dirette dal partito comunista hanno aperto all’umanità.

Quando 100 anni fa la classe operaia e le masse popolari della Russia, dirette dal partito comunista di Lenin, fondarono il primo paese socialista della storia, aprirono una prospettiva nuova di progresso ed emancipazione all’umanità intera, mostrarono il futuro possibile che le masse popolari possono costruire e devono perseguire. Nonostante il temporaneo arretramento del movimento comunista e della rivoluzione proletaria mondiale (iniziato con l’affermazione dei revisionisti moderni alla guida dell’Unione Sovietica nel 1956, invano contrastato dalla Grande Rivoluzione Proletaria Cinese (1966-1976) e proseguito fino ai giorni nostri, passando per il crollo dell’URSS e dei primi paesi socialisti europei del 1989-1991), essi hanno aperto una strada su cui l’umanità deve proseguire. L’instaurazione del socialismo in Russia (1917) e la costituzione dell’URSS (1922) non furono un punto di arrivo, ma un punto di partenza nella transizione dell’umanità al comunismo, transizione osteggiata fin dall’inizio in ogni modo, ma senza successo, dalla borghesia imperialista (aggressione delle guardie bianche e degli eserciti imperialisti alla Russia sovietica, tentativo di spazzare via la patria del socialismo per mano di Hitler e dei nazisti nella Seconda Guerra mondiale, isolamento della Guerra Fredda). Essa fu arrestata nella sua prima attuazione su ampia scala solo dai limiti di esperienza, elaborazione e concezione del movimento comunista.

A 100 anni di distanza (che nella storia dell’umanità sono un periodo estremamente ridotto), quella rivoluzione socialista che “sconvolse il mondo” è oggetto di dibattito, commemorazione e rivisitazione. Questo, al di là dei motivi relativi alla storia come scienza, principalmente perché il contenuto di quella trasformazione compiuta dalla classe operaia e dalle masse popolari in Russia è di stretta attualità: il mondo è stretto nella morsa di una crisi generale che ha la stessa natura e le stesse cause di quella che si presentò nel periodo 1900-1945 e la portata degli effetti e delle distruzioni della crisi attuale è centuplicata dal livello raggiunto dallo sviluppo del capitalismo. Una nuova guerra mondiale (una guerra imperialista, come lo furono la Prima e la Seconda Guerra mondiale) di enorme portata distruttiva non solo aleggia come uno “spettro”, ma è l’evento verso cui la classe dominante porta il mondo. Le condizioni, l’aspettativa e il tenore di vita delle larghe masse, benché siano influenzati nei paesi imperialisti dal grado di benessere materiale diffuso dal capitalismo nella sua fase di espansione (dal 1945 al 1975), stanno peggiorando senza limite.

Tornano oggi a essere diffuse su ampia scala condizioni umane che solo 20 anni fa erano ritenute intollerabili nel senso comune corrente. Tutta la società capitalista è immersa in una fase di convulsioni e contraddizioni insanabili, tutto il campo delle masse popolari, dagli strati più coscienti ed avanzati che

si chiedono cosa fare per uscire dal marasma provocato dalla crisi generale agli strati più fragili e arretrati che il marasma lo subiscono e vi si conformano, ha bisogno di una soluzione, di una trasformazione.

A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, quella soluzione conquistata dagli operai e dalle masse popolari russe è la stessa soluzione che devono conquistare la classe operaia e le masse popolari dei paesi imperialisti oggi, anche quelle italiane.

Ecco perché il Centenario di quel 7 novembre del 1917, eretto a simbolo vittorioso di una rivoluzione socialista durata molti anni, è argomento all’ordine del giorno ed ecco perché la sua celebrazione è, e diventerà via via più apertamente, campo di lotta di classe e di lotta ideologica.

 

La borghesia imperialista e il suo clero non hanno mai smesso di denigrare, infangare, criminalizzare la Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica, il campo dei primi paesi socialisti e il movimento comunista tutto a partire dai suoi dirigenti. Oltre alla propaganda, quando hanno potuto li hanno attaccati militarmente, infiltrati, sabotati. Quando il campo dei primi paesi socialisti è crollato definitivamente si sono affrettati a celebrare il funerale del comunismo (come del resto avevano già fatto dopo il bagno di sangue con cui nel 1871 avevano represso la Comune di Parigi). Ma ciò che dicono e propagandano non corrisponde a ciò che pensano, motivo per cui non perdono occasione per demolire anche l’immagine dei primi paesi socialisti che pure, innegabilmente, si staglia nella storia per le conquiste materiali e morali che sotto la direzione della classe operaia ottenute dalla larga massa della popolazione.

Seguendo questo ragionamento, ogni lettore potrà facilmente capire quale classe sociale e quale concezione del mondo sono alla base delle iniziative che, in un modo o in un altro, hanno l’obiettivo di denigrare la Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica, il Partito Comunista bolscevico, Stalin… qualunque sia il “colore” con cui la critica, l’iniziativa culturale, l’articolo o la pubblicazione editoriale vengono presentati al pubblico.

 

Nel campo di coloro che si definiscono comunisti (non prendiamo qui neanche in considerazione il campo della sinistra borghese della pasta di Fausto Bertinotti e di Paolo Ferrero: per questi i primi paesi socialisti sono stati un cumulo di “errori e orrori”) ci sono due principali tendenze.

La prima è quella che usa il Centenario per organizzare grandi celebrazioni di carattere commemorativo, parate, manifestazioni in Italia o spedizioni in Russia. Per essere chiari, non c’è nulla di sbagliato nel promuovere degne celebrazioni, predisposte per l’ampia partecipazione degli operai e delle masse popolari. La questione è che spesso i promotori delle grandi celebrazioni usano la forma per nascondere la sostanza, si rifugiano nella memoria per eludere i compiti dei comunisti. In questi eventi, noi comunisti della Carovana del (nuovo)PCI dobbiamo portare gli insegnamenti che la storia dell’Unione Sovietica e dei primi paesi socialisti danno al mondo di oggi.

La seconda è quella che approfitta del Centenario per organizzare iniziativei cui promotori presentano come di approfondimento teorico, ma che hanno come principale obiettivo, o comunque effetto, l’affermazione della concezione del mondo che essi propagandano senza posa, il disfattismo. Iniziative di questo genere (un caso esemplare è stato il seminario del 12 maggio a Napoli “L’Ottobre sta arrivando” promosso dalla Rete dei Comunisti e altri organismi a essa legati dal disfattismo) hanno la funzione di mostrare, a dispetto del titolo, che la rivoluzione socialista non è possibile, conclusione, questa, a cui fanno giungere da vari punti di partenza: “la situazione è molto diversa”, “la borghesia è troppo forte”, “il movimento comunista è troppo debole”, “le masse sono rassegnate e poco combattive”. In queste iniziative noi comunisti della Carovana del (nuovo)PCI dobbiamo mostrare nel concreto delle situazioni conosciute ai presenti i mille appigli e possibilità d’iniziativa che esse offrono per far avanzare la rivoluzione socialista a chi la promuove concretamente oggi: la rivoluzione socialista non scoppia, non avviene spontaneamente, la promuovono i comunisti.

Il tratto che accomuna le due tendenze è l’attendismo: la convinzione, o peggio la speranza, che prima o poi la rivoluzione forse scoppierà e che non possiamo fare altro che aspettare che succeda.

 

La Carovana del (nuovo)PCI muove i suoi passi a partire dalla convinzione, che deriva dal bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, che la rivoluzione si costruisce. Per costruire la rivoluzione socialista gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre sono essenziali, combinati con le scoperte e le elaborazioni successive della teoria comunista (il maoismo). Sappiamo, dunque, che quegli insegnamenti sono attuali, sono un patrimonio. I comunisti possono e devono attingervi quello che serve per svolgere il ruolo che la storia assegna loro.

 

Il segnale dell’Aurora, la campagna del P.CARC per il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre. La campagna ha obiettivi interni (cioè che riguardano la formazione dei dirigenti, dei quadri e dei membri del Partito) ed esterni, cioè mirati a elevare la coscienza e la mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari, in particolare di quella parte che ha la falce e il martello e la bandiera rossa nel cuore. Ci soffermiamo su questi secondi:

– alimentare la certezza che il comunismo è il futuro dell’umanità, in ragione delle condizioni materiali create dallo stesso sviluppo del capitalismo. Il marasma attuale deriva dalla crisi del modo di produzione, nasce dal sistema economico. Conclusa la fase storica in cui il capitalismo ha avuto un carattere positivo (emancipazione dell’uomo dalla lotta contro la natura per procurarsi di che vivere), oggi esso ha un carattere distruttivo (la proprietà dei mezzi di produzione è in antagonismo con il loro carattere collettivo, che si sviluppa quanto più si sviluppa l’economia capitalista); “il socialismo e il comunismo pongono fine al corso catastrofico delle cose perché la produzione di beni e servizi viene regolata in base alle necessità per una vita civile e alla compatibilità con l’equilibrio ambientale. Gli uomini vengono educati a dedicare alle attività specificamente umane quanto del proprio tempo e delle proprie energie non è necessario per la produzione e sono posti nelle condizioni di poterlo fare (stante la fine della divisione in classi e quindi degli antagonismi di classe)” (da La Voce 54, “La sinistra borghese, le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista e i comunisti”);

– promuovere la conoscenza e la comprensione delle caratteristiche che deve avere il partito comunista che dirige la rivoluzione socialista, un partito indipendente politicamente, organizzativamente, economicamente e ideologicamente dalla classe dominante, un partito comunista clandestino quale fu quello di Lenin e quello di Mao Tse-tung. Si tratta di promuovere la conoscenza della concezione, della natura, delle caratteristiche e della linea del (nuovo)PCI e promuovere la collaborazione con le sue attività di tutti coloro che vogliono avere un ruolo positivo nella rivoluzione socialista in Italia;

promuovere la conoscenza, l’assimilazione e l’uso della concezione comunista del mondo (il marxismo-leninismo-maoismo) secondo il principio che non esiste pratica rivoluzionaria se non c’è teoria rivoluzionaria e contrastare l’influenza dell’attendismo e del disfattismo grazie alla concezione scientifica della lotta di classe;

– promuovere la conoscenza di cosa è stato e cosa è (e deve essere) il socialismo per levarlo dalla nebbia, dalle distorsioni e dalle interpretazioni piccolo-borghesi che lo riducono a essere “un perfezionamento della democrazia borghese” (in campo politico) e un modello statalista e assistenziale in campo economico. La prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, l’Unione Sovietica, l’esperienza dei primi paesi socialisti mostrano invece che il socialismo è la combinazione di dittatura del proletariato, proprietà collettiva dei mezzi di produzione e crescente partecipazione delle masse popolari alla gestione della società: tre aspetti strettamente legati, ognuno dei quali non può esistere senza gli altri;

– mostrare cosa è stata, in cosa è consistita la transizione al comunismo nei primi paesi socialisti nel campo della partecipazione delle masse popolari alla gestione e alla direzione della società, nel campo della cultura, della scienza e dell’educazione. Gli esempi sono talmente numerosi ed esplicativi della trasformazione che le masse popolari hanno compiuto che nemmeno la sistematica denigrazione del socialismo ad opera della borghesia imperialista e del clero è riuscita a cancellarne la testimonianza.

 

 

Nella rivoluzione socialista e nella costruzione del socialismo il partito comunista deve dirigere la classe operaia e tramite la classe operaia il resto delle masse popolari. La natura di questa direzione è il tema principale di Questioni del leninismo.

In questo opuscolo Stalin continua la ricostruzione della storia iniziata con l’opuscolo La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica dei comunisti russi (terminato nel dicembre 1924) ed espone i fondamenti della linea generale che il partito aveva fissato nel suo XIV congresso (18-31 dicembre 1925). Stalin terminò questo opuscolo il 25 gennaio 1926, nel pieno della lotta all’interno del Partito Comunista (b) dell’URSS contro la linea nera capeggiata dalla “nuova opposizione” i cui maggiori esponenti erano Trotzki, Kamenev e Zinoviev. Secondo la loro concezione, in sostanza, dato che il movimento comunista non era riuscito a instaurare il socialismo nei paesi imperialisti (in particolare in Europa) né grazie ai movimenti rivoluzionari sviluppatisi nei vari paesi a seguito della guerra mondiale né grazie all’avanzata dell’armata rossa sovietica in loro aiuto vagheggiata da Trotzki [vedi Storia del PC(b)URSS, cap. 8.4], era impossibile costruire il socialismo in URSS: questa doveva reintegrarsi nel sistema imperialista mondiale. (…)

– L’opuscolo fa parte quindi di una lotta tra due linee nel partito comunista, diremmo oggi noi marxisti-leninisti-maoisti. Stalin non la chiama così, perché la lotta tra due linee nel Partito non era ancora entrata a far parte della concezione comunista del mondo, come strumento indispensabile per difendere il Partito dall’influenza delle classi nemiche e rafforzarlo. Il movimento comunista non aveva ancora elaborato la teoria della sua pratica. Ma di questo si tratta. (…)

 

Quali erano le principali questioni all’ordine del giorno?

  1. Il potere sovietico è dittatura del proletariato. Con questa espressione indichiamo che una sola classe, la classe operaia, detiene il potere. Bando quindi alla concezione che nel socialismo il regime politico è o possa essere un “perfezionamento della democrazia borghese”: estensione reale a tutto il popolo dei diritti politici che la democrazia borghese proclama di tutti ma in realtà riserva solo a una ristretta parte della società facente capo ai capitalisti. Nel mondo moderno l’umanità è ancora divisa in classi di sfruttati e classi di sfruttatori, in ogni paese il potere o appartiene alla borghesia (paesi imperialisti) o appartiene alla classe operaia (paesi socialisti).

Lo Stato è l’istituzione che ha il monopolio della violenza e il compito di imporre la direzione della classe dominante al resto della popolazione. Questo vale quale che sia la forma (armata o non armata) in cui si svolge la lotta tra le classi. Indicare il regime politico dei paesi socialisti come dittatura del proletariato sta a indicare in particolare che l’esercizio del potere non è limitato da leggi e regolamenti che sanciscono parità di diritti tra sfruttati e sfruttatori, che ostacolano la repressione degli sfruttatori che si oppongono al potere della classe operaia e cercano di riprendere il potere. (…)

  1. È possibile costruire il socialismo in Russia anche se la rivoluzione socialista in Europa non ha ancora vinto e non vincerà a breve termine? Stalin spiega che è possibile avanzare e resistere, ma che l’URSS deve essere la base rossa della rivoluzione mondiale perché solo la vittoria della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti garantirà che la vittoria in Russia è irreversibile. Questa parte del discorso di Stalin è particolarmente importare e attuale per due versi.

Da una parte ancora oggi siamo “assediati” da personaggi e organismi delle FSRS (Forze Soggettive della Rivoluzione Socialiata) e della sinistra borghese che dicono

– alcuni che non esistono ancora le condizioni oggettive per instaurare il socialismo (cioè per la vittoria della rivoluzione socialista) e comunque non hanno un piano di guerra che porta a instaurare il socialismo, mestano e rimestano il malcontento delle masse popolari e le mobilitano unicamente a iniziative senza risultati,

– altri che la vittoria della rivoluzione socialista è sì possibile ma solo se è il risultato di una rivoluzione internazionale (cioè di una rivoluzione che vince simultaneamente almeno nei più importanti paesi). Neanche questi hanno un piano di guerra che porta a instaurare il socialismo. In sostanza anch’essi dicono che la vittoria della rivoluzione socialista è impossibile dato che tutti constatano che la lotta di classe avanza in modi e con tempi molto differenti da paese a paese, che la rivoluzione socialista reale è tutto fuorché un movimento sincronizzato tra i vari paesi. (…)
Da “Introduzione allo studio di Questioni del leninismo di Stalin – La Voce n. 54

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