[Venezuela] Guerra e menzogne sono pane quotidiano dell’imperialismo

Rilanciamo a seguire un interessante articolo alla firma di Geraldina Colotti pubblicato su Il Manifesto il 14 giugno. Nell’articolo sono contenute tutte una serie di informazioni ufficiali di quale sia la reale situazione in atto in Venezuela e di come la borghesia imperialista in tutto il mondo diffonda menzogne e falsità. Sono questi, infatti, mesi in cui l’oligarchia che comanda a Washington ha messo nel mirino delle sue forze armate il Venezuela, la Corea del Nord e la Siria. Attaccando su questi tre fronti si scontra con la Russia, con la Cina e con l’Iran. I gruppi imperialisti europei e la loro UE sono legati agli USA nella NATO ma sono reticenti a seguire gli USA nell’estensione della guerra. Solo lo Stato sionista d’Israele è favorevole senza riserve.

La guerra che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti conduce da anni nel mondo per destabilizzare ed eliminare gli Stati dei paesi oppressi che non lasciano libero campo alle loro scorrerie e alla devastazione e ricolonizzazione dei rispettivi paesi, tende a trasformarsi in guerra tra grandi potenze mondiali e in guerra atomica. Questa tendenza si combina con la lotta che i gruppi islamisti conducono nei paesi arabi e musulmani e sempre più anche all’interno dei paesi imperialisti contro gli stessi gruppi imperialisti che li hanno fatti nascere per combattere il movimento comunista, con la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce da anni contro le masse popolari in ogni angolo del mondo compresi i paesi imperialisti e con la crisi dei sistemi politici dei paesi imperialisti, in primo luogo con la crisi del sistema politico dell’oligarchia che comanda a Washington. Donald Trump è la personificazione più rumorosa di questa crisi, protagonista nel teatrino politico USA. Occupa il posto di Presidente grazie al voto di larga parte delle masse popolari USA, ma non può tener fede alle promesse che ha fatto e alle illusioni che ha suscitato. La rivolta delle masse popolari USA troverà altre strade grazie all’attività dei comunisti USA e all’aiuto del movimento comunista internazionale. Le masse popolari sono sempre più insofferenti del catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone. La borghesia imperialista non riesce più a governare come ha governato nei decenni che abbiamo alle spalle. La situazione è rivoluzionaria. Sta a noi comunisti fare la rivoluzione socialista usando la concezione comunista del mondo come guida nella nostra azione!

La condotta politica della borghesia deriva dal suo ruolo come classe dominante in campo economico. La deriva degli Stati borghesi verso la guerra è dettata dalle manovre delle borghesia imperialista per prolungare la vita del suo sistema sociale nonostante la crisi generata dalla sovrapproduzione assoluta di capitale. Chi lotta contro la politica della borghesia senza perseguire la formazione di un sistema economico senza borghesia, può avere anche delle vittorie, ma in definitiva non ha prospettive di successo: vale per le organizzazioni islamiste, per vari movimenti dei paesi oppressi, per la “lotta contro il sistema” promossa dai “movimenti populisti” dei paesi imperialisti. Per condurre con successo la lotta contro il potere della borghesia, bisogna avere tra i propri obiettivi la formazione di un sistema economico senza borghesia: noi comunisti lo abbiamo, è il comunismo. La rivoluzione socialista è l’unica alternativa alla deriva verso la guerra.

I movimenti pacifisti non hanno prospettive di vittoria, neanche nell’immediato – lo abbiamo sperimentato nel 2003 quando l’oligarchia USA con Bush presidente lanciò l’invasione dell’Iraq. Lo stesso vale anche per la predicazione di pace di papa Bergoglio e di parte della gerarchia della sua Chiesa Cattolica. Ma la mobilitazione popolare contro la guerra è preziosa. Noi comunisti dobbiamo portare nelle mobilitazioni contro la guerra l’indicazione di creare organizzazioni operaie e popolari e orientarle a formare un proprio governo d’emergenza deciso a impedire la partecipazione del nostro paese alla guerra, il Governo di Blocco Popolare. Con la sua costituzione l’Italia spezzerà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e sarà un balzo in avanti della rivoluzione che farà dell’Italia un nuovo paese socialista.

(Riferimenti tratti da La Voce 55 – http://www.nuovopci.it/voce)

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Venezuela, la pace sotto assedio

Caracas. A Roma, conferenza stampa internazionale

 “Assedio alla pace in Venezuela”. Questo il titolo della conferenza stampa internazionale che si è svolta ieri a Roma. Con cifre e filmati, la giornalista Maylyn Lopez e l’ambasciatore IsaiasRodriguez hanno mostrato ai presenti quel “paese invisibile” di cui qui non si parla. Un racconto diverso da quello dei media mainstream, che da mesi descrivono un paese allo sbando, tenuto in pugno da un dittatore caraibico intenzionato a perpetuarsi nel potere nonostante la perdita di consenso del chavismo.

Sullo schermo scorrono immagini di devastazioni, incendi, attacchi alla polizia che risponde con idranti e lacrimogeni perché le è proibito portare armi in piazza. Si vedono gruppi di incappucciati bruciare e linciare giovani sospettati di essere chavisti, motociclisti che passano a reclutare bambini, rifornendoli di un costoso apparato da guerriglia urbana per nulla spontanea.

Si vedono giornalisti aggrediti e rapinati, ignari lavoratori uccisi dalle trappole disseminate per le strade nell’oscurità. Nell’elenco delle vittime, molti i passanti o quelli che hanno cercato di oltrepassare le barricate e sono stati eliminati. Fra questi anche il giudice Gomez, ucciso da malfattori o paramilitari.

Sotto inchiesta è però anche un gruppo di poliziotti, sospettato di aver commesso abusi sui manifestanti. Ieri, un altro morto – un cinquantenne deceduto nello Stato Vargas – è stato addebitato alla “repressione”, anche se i suoi famigliari hanno smentito che sia morto per effetto dei gas lacrimogeni.

Intanto, però, gli oltranzisti hanno assaltato e bruciato, oltre alla sede della magistratura, anche quella della MisionVivienda, il grande piano di edilizia popolare gratuita che ha già consegnato oltre 1.600.000 alloggi ammobiliati. Nella struttura si trovava un asilo nido, bambini e donne incinte hanno rischiato la vita e sono state portate in salvo dai pompieri. Non è la prima volta che succede, anche in altre parti del paese.

Nei piani delle destre, che da qualche mese cercano di far cadere il governo, si starebbe aprendo una “terza fase”: estendere i fuochi di violenza anche ai quartieri popolari. Finora – ha spiegato l’ambasciatore – le “guarimbas” si svolgono solo nei quartieri agiati. “Su 337 municipi, solo 11-12 sono colpiti dalle violenze fasciste, che si verificano sempre dove c’è un sindaco di opposizione. Zone ricche come tanti quartieri Parioli a Roma. O città come Valencia, da sempre conservatrice”.

Lunedì, gli oltranzisti hanno provato a innescare le violenze in uno storico quartiere di Caracas, la Candelaria, cercando così di tracimare dai quartieri bene che si trovano nella parte est a quelli popolari dell’ovest. La reazione pacifica ma determinata della popolazione li ha però fatti recedere.

Ieri è stata diffusa la notizia di un generale che si sarebbe dimesso per disaccordi con la gestione Maduro. Un’altra versione, parla invece di una destituzione per motivi meno nobili. L”unione civico-militare, questo esperimento unico dovuto alla storia specifica delle Forze armate bolivariane, è più coesa che mai”.

Quanti sono i “guarimberos”, chi li finanzia e per quali obiettivi? In Venezuela è in corso una guerra civile? Il chavismo è ormai preda di un delirio dispotico e dovrebbe togliersi di mezzo? E qual è l’alternativa dell’opposizione? IsaiasRodriguez, giurista che ha partecipato all’Assemblea costituente con Chavez e che ora è stato chiamato da Maduro per attivare quella prevista per il 30 luglio ha risposto senza reticenze.

Quella in corso – ha spiegato – è violenza fascista, come si vede dai simboli veicolati e dagli obiettivi attaccati. I violenti tengono sotto ricatto anche quella parte moderata dell’opposizione che vorrebbe partecipare al dialogo, ancora in corso sotto l’egida della Unasur, di alcuni ex presidenti guidati dallo spagnolo Zapatero e dal papa.

L’estrema destra obbliga i commercianti a chiudere gli esercizi, brucia i camion che distribuiscono alimenti e medicine, riceve lauti finanziamenti dall’estero (Stati uniti e anche Europa) e dalle grandi imprese private, che incamerano dollari a prezzo agevolato per sabotare l’economia. Adesso ha lanciato la proposta di uno sciopero generale, respinto anche da un gruppo di economisti di opposizione.

I nemici del socialismo bolivariano – ha detto ancora IsaiasRodriguez – sono le grandi imprese multinazionali che vogliono mettere la mano sulle gigantesche risorse del paese, le oligarchie che sperano di azzerare la costituzione che lo impedisce e le grandi corporazioni mediatiche che agiscono contro i governi progressisti dell’America latina.

Gli errori del chavismo? Ci sono e occorre correggerli. Va sconfitta la burocrazia, la corruzione, il parassitismo, il gattopardismo: senza violenza o colpi di mano, ma scommettendo – com’è nelle corde profonde del chavismo – sulla democrazia partecipata, che punta sul potere primigenio, il “potere popolare”, potere costituente più potente di quello costituito.

Un progetto basato sul consenso che mette a rischio i suoi 18 anni di esistenza per cercare nuovo slancio attraverso l’Assemblea costituente. Un percorso che mira ad accrescere l’arco dei diritti e dei poteri contemplati nella Costituzione del 1999: saldando per esempio il debito verso le donne e i movimenti Lgbt, che allora hanno visto bloccato il diritto all’aborto, al matrimonio gay o al cambio di sesso per l’opposizione della chiesa cattolica.

Blindare le conquiste sociali e superare il modello petrolifero sono gli obiettivi principali del nuovo processo costituente, che ha però “molti avversari, in buona o in malafede”. Ma sarà il popolo a decidere, “com’è sempre stato dalla vittoria di Chavez”.

E i politici detenuti? Ci sarà un’amnistia? Il Venezuela ha passato molti “esami” all’Onu sui diritti umani, eppure i media internazionali parlano ogni giorno di torture, violazioni e carceri infernali. Qual è la situazione? L’ambasciatore ironizza: “Eh, certo – dice – solo in Venezuela ci sono prigionieri politici e carceri da criticare… Invece va tutto bene in Honduras, in Messico, in Colombia, dove le regole e i diritti rimangono puri enunciati, dove si viene uccisi o fatti scomparire. La nostra società è trasparente, chi vuole può verificarlo di persona. E l’Assemblea Costituente potrebbe anche decidere un’amnistia”.

 

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