La differenza fra governo e potere
Imporre il Governo di Blocco Popolare ai vertici della Repubblica Pontificia, benché sia un atto di forza delle masse popolari organizzate ai danni della classe dominante, è cosa sostanzialmente diversa dall’instaurazione del socialismo. Nell’articolo Bando al disfattismo… trattiamo della relazione fra GBP e socialismo, in questo articolo trattiamo della loro differenza.
Governo e potere. Anche se il ragionamento va esteso al periodo che va dal 1948 fino ad oggi, prendiamo qui come esempio pratico il periodo che va dal 1992 a oggi: si sono succeduti 14 presidenti del Consiglio e altrettanti esecutivi (Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e oggi Gentiloni).
Qualunque fosse il programma per cui sono stati eletti o il pretesto con cui sono stati installati, ognuno di essi ha applicato lo stesso programma, comune in questo periodo a ogni schieramento politico borghese, imposto dal movimento economico della società (vedi l’articolo Organizzarsi e lottare per vincere): integrazione dell’Italia nel circolo della speculazione finanziaria mondiale libera da controlli e regolamentazioni di pubbliche autorità e ingigantimento del debito pubblico, privatizzazioni e liberalizzazioni, flessibilità del lavoro, abolizione dell’articolo 18 (giusta causa nei licenziamenti) e attacco al diritto di sciopero e al CCNL, riforma della Costituzione. In sintesi: eliminazione crescente delle conquiste strappate dalle masse popolari dei paesi imperialisti sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.
Ognuno dei 14 esecutivi ha contribuito all’attuazione del programma dei vertici della Repubblica Pontificia e le forze politiche tutte, anche all’opposizione, vi hanno collaborato.
I vertici della Repubblica Pontificia (gruppi imperialisti italiani, gruppi imperialisti USA e sionisti, gruppi imperialisti europei, Organizzazioni Criminali con il Vaticano a capo di tutto) sono il governo occulto, irresponsabile e di ultima istanza del paese. Un governo occulto perché tende a non uscire mai allo scoperto e ad agire dietro le quinte del teatrino della politica borghese, eccetto rari casi; un governo irresponsabile perché non mette mai la faccia e la firma (le mettono i presidenti del Consiglio, gli esecutivi e i Parlamenti); un governo di ultima istanza perché opera secondo i suoi interessi in nome dei quali scavalca, aggira, viola leggi e prassi, quando non basta manovrare, conciliare, corrompere e imbrogliare.
I governi sono caduti, ma non sono mai caduti i vertici della Repubblica Pontificia che li manovravano: cambiano i presidenti del Consiglio, cambiano i ministri, cambiano i partiti e le maggioranze in Parlamento, ma rimane il programma comune, quello con cui la borghesia cerca di far fronte alla crisi del capitalismo, di sopravvivere e di dirigere il movimento economico della società capitalista. Per togliere di mezzo i vertici della Repubblica Pontificia non basta cambiare governo (e che non basta un governo della sinistra borghese “che fa politiche di sinistra”, lo dimostra il fallimento su tutta la linea di Tsipras), ma è necessario rivoluzionare il sistema economico e quello politico, cambiare il modo di produzione e l’ordinamento sociale, i rapporti di forza tra le classi; è necessaria la rivoluzione socialista. In particolare non basta un nuovo governo, ma occorre un nuovo Stato (polizia, magistratura, forze armate e il resto dell’apparato di coercizione che Lenin ha illustrato alla luce della concezione comunista del mondo in Stato e rivoluzione – 1917).
Ingovernabilità del paese e potere politico. Sostituire un esecutivo con un altro o un presidente del Consiglio con un altro è prassi corrente dei vertici della Repubblica Pontificia (le elezioni servono come paravento della loro direzione e strumento di legittimazione sulla base della democrazia borghese e della Costituzione del 1948; da quando non riescono a pilotarle tendono a evitarle il più che gli riesce), una prassi che “fila via liscia” (affermazione da prendere con le pinze: fra le varie fazioni è in corso una guerra per bande via via più acuta) finché esiste la possibilità e ci sono i margini per accordi fra le varie fazioni che li compongono. Ma la crisi generale del capitalismo ha irreversibilmente minato questa possibilità: i margini per gli accordi sono sempre più ristretti e la ricaduta politica è l’ingovernabilità del paese. Che non nasce dalla “dispersione dell’elettorato”, ma dall’inconciliabilità degli interessi dei burattinai e dalle contraddizioni fra di loro.
Il Governo di Blocco Popolare. Quanto più cresce l’ingovernabilità del paese, tanto più sono favorevoli le condizioni per rompere la catena dei governi che attuano il programma comune della borghesia imperialista e per imporre dal basso un governo qualitativamente diverso, il Governo di Blocco Popolare. Un tale governo, che opera su mandato delle masse popolari organizzate, non ha ancora il pieno potere sulla società: è alla testa delle masse popolari ma in regime di dualismo di potere. In primo luogo perché il Governo di Blocco Popolare esiste e opera in un sistema sociale che sostanzialmente funziona ancora secondo le leggi oggettive del modo di produzione capitalista: predominano ancora i rapporti di produzione capitalisti e operano i gruppi imperialisti mondiali, il Vaticano e i vertici della Repubblica Pontificia, le banche, i circuiti della speculazione finanziaria, le organizzazioni extralegali che la borghesia imperialista ha formato, la valorizzazione del capitale è ancora regola dell’attività economica, ecc. Ma questo non lo rende un governo “uguale agli altri”: è invece il governo che consente il maggiore grado di democrazia proletaria, democrazia per le masse popolari, possibile, dà alla volontà delle masse popolari le maggiori possibilità di formarsi e di farsi valere stante i rapporti di forza fra le classi ancora vigenti. Per questo motivo: 1. un simile governo non nascerà dalle elezioni (le elezioni oggi sono una farsa a uso e consumo della classe dominante, al massimo possono servire, nella costituzione del Governo di Blocco Popolare, per ratificare ciò che le masse popolari organizzate hanno già conquistato nella pratica); 2. sarà sottoposto a ogni tipo di boicottaggio, sabotaggio, spinta eversiva per mano dei gruppi imperialisti internazionali e per mano dei vertici della Repubblica Pontificia e del grosso dell’attuale apparato statale ancora sostanzialmente al suo posto.
Il socialismo. Definiamo socialismo, precisamente, quella società che invece si caratterizza per la dittatura del proletariato, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, la crescente ed effettiva partecipazione delle masse popolari alla gestione della società con la creazione delle condizioni materiali e spirituali che la rendono possibile (vedi “Che cosa è il socialismo? Appunti sul senso della parola alternativa” – Resistenza n. 9/2016). La mobilitazione per imporre ai vertici della Repubblica Pontificia un governo di emergenza popolare, per attuare il suo programma, per difenderlo dal boicottaggio e dal sabotaggio a cui sarà sottoposto dai gruppi imperialisti internazionali e dai vertici della Repubblica Pontificia è la scuola pratica di comunismo che le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono fare e devono far fare alle larghe masse per avanzare nella rivoluzione socialista (rompere il dominio della borghesia imperialista sulla società, sovvertire l’ordine borghese, instaurare un nuovo ordine sociale) fino a instaurare il socialismo. È in questa lotta che si compirà su grande scala la rinascita del movimento comunista e in particolare il partito comunista diventerà lo Stato Maggiore della rivoluzione socialista anche per la sua composizione e per le sue relazioni con la classe operaia e le altre classi delle masse popolari.
Torniamo all’inizio. Confondere il Governo di Blocco Popolare con il socialismo, per poi magari concludere che “è impossibile costituirlo”, “non ce lo lasceranno fare”, “siete riformisti travestiti da comunisti”, è tipico di chi è ideologicamente succube della concezione borghese del mondo (crede all’identità fra governo del paese e potere politico), ligio alle leggi e alle prassi della democrazia borghese (rassegnazione che per governare il paese è necessario vincere le elezioni) nonostante si dica, e in un certo modo sia, ribelle. Li distinguiamo, vanno distinti, per capire la condizioni, le forme e i risultati della rivoluzione socialista in corso in Italia.