Inizio “caldo” per questo 2017 in Emilia Romagna, dove i ritmi della lotta di classe, nelle sue manifestazioni più evidenti come repressione e cortei in aumento, si stanno accelerando.
Questo perché, nel contesto di crisi generale, di disoccupazione crescente, di precarietà e di attacco ai diritti la classe dominante non ha alcuna soluzione positiva per fare fronte agli effetti della crisi stessa visto che non riesce più a governare con le regole, le istituzioni, gli istituti e le autorità attraverso cui aveva governato in precedenza. Infatti, la tendenza alla guerra nell’ambito dello scontro tra capitali e gruppi imperialisti e la promozione della mobilitazione reazionaria delle masse popolari attraverso prove di fascismo, repressione poliziesca, guerra tra poveri, promozione della “lotta” contro immigrati, lavoratori contro disoccupati, giovani contro anziani, ecc. sono gli inevitabili ricorsi che la Borghesia Imperialista si trova a dover mettere in campo.
Se a ciò aggiungiamo che con l’aggravarsi dell’oppressione e del peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari assistiamo all’aumento dell’attività e della mobilitazione delle masse stesse in termini di resistenza che spontaneamente e necessariamente queste devono dispiegare per non morire si dimostra la tesi della situazione rivoluzionaria, in sviluppo. In Emilia Romagna, le ultime settimane lo attestano chiaramente soprattutto a Modena e Bologna.
Modena risulta essere una polveriera già dal 26 gennaio scorso quando, per cercare di limitare e contenere le vittorie della lotta dei facchini, il nemico (padroni e loro servi) ha dovuto colpire duro: ha arrestato il Segretario del SI Cobas, Aldo Milani, con l’obiettivo di fare un danno ben più grave rispetto a quello legale: intimorire i lavoratori che si organizzano e lottano e attaccare i sindacati e i sindacalisti non asserviti ai padroni. Ma la migliore reazione all’attacco nei confronti di questo attacco è stata la risposta della classe operaia che si è immediatamente mobilitata per la sua scarcerazione, con scioperi in tutta Italia, presidio davanti al carcere di Modena, culminando nella vittoriosa manifestazione a Modena del 4.2 dove si è ribadito con forza e nella pratica che non sono i padroni e i loro scagnozzi ad essere forti ma che se facciamo valere la nostra forza, sia come classe operaia che come resto delle masse popolari, nulla ci può fermare. Infatti, nemmeno il divieto di manifestare della manifestazione lanciata dal SI Cobas da parte della Questura di Modena è riuscito ad impedire lo svolgimento della stessa, anzi ha dato fuoco alla prateria (vedi Riscossa operaia Modena SI Cobas 4.2). È stato giusto non rispettare il divieto imposto, perché era negli interessi della classe operaia manifestare. La lotta di classe non contempla la sottomissione degli interessi dei lavoratori alla legalità, alle prassi e ai costumi della classe dominante! Oggi, la lotta continua fino al reintegro dei 55 lavoratori dell’AlcarUno e la rettifica delle misure cautelari ad Aldo Milani.
Inoltre, in città viene aperta una sede fascista “Terra dei Padri” e già si registra, nella notte del 10.2, la prima aggressione fascista, i lavoratori dell’AlcarUno vengono caricati e sgomberati a suon di manganelli e lacrimogeni e i compagni dello Spazio Sociale Guernica, come evidente ritorsione per il corteo del 4.2, ricevono 13 misure cautelari (qui il Comunicato Guernica).
Bologna non è da meno: la battaglia per far sì che lo storico Xm24 non venga trasformato in una caserma e la grande e coinvolgente mobilitazione studentesca per un’università aperta e libera sono i sommovimenti che dimostrano la vitalità dei giovani e delle masse popolari che iniziano a concepire la guerra non solo in termini di resistenza ma pure offensivi. Che all’assemblea lanciata da Xm24 partecipino mille persone e che nei tre giorni di mobilitazione per l’apertura della biblioteca di via Zamboni, 36 siano scesi in piazza migliaia di studenti e, ieri, anche lavoratori dimostrano che non è tanto una questione di “poca mobilità o poco interesse delle masse popolari” ma piuttosto di soddisfare l’esigenza di imparare ad organizzarci e organizzare per far valere la nostra forza e avanzare nella costruzione dell’alternativa. Questa la chiave per la vittoria nelle fabbriche, nelle lotte, nei quartieri e nelle scuole.
Un punto fermo quindi: l’escalation della repressione poliziesca è segno evidente che le classi dominanti non riescono più a tenere a bada la mobilitazione popolare e sono quindi costrette a ricorrere a misure sempre più dure per limitarne l’agibilità. Quando il nemico colpisce duro è perché ha il bisogno di farlo, ha paura, è in una situazione di debolezza e gioca sporco: alza cioè il livello di scontro perché è debole! Solo così si inquadrano nella lotta di classe in corso le cariche dentro la biblioteca bolognese e contro i facchini. Ma la repressione è un’arma a doppio taglio perché alimenta l’odio di classe, mostra il vero volto della classe dominante e in questo modo unisce il fronte di chi vuole farla finita con la crisi e lo sfruttamento.
La lotta contro la repressione è quindi un campo fondamentale per il nostro presente e per il nostro futuro, che ha la necessità di andare oltre la semplice resistenza. Ad esempio, decidere di violare apertamente come in Val di Susa le restrizioni dei tribunali significa mettersi nell’ottica di passare dalla difesa all’attacco legandosi strettamente al territorio! La vittoria del processo contro gli antifascisti reggiani per la chiusura di Casa Pound a Reggio Emilia crea un precedente per tutti gli antifascisti sotto attacco perché dimostra che la repressione si vince decidendo di non subirla. Per fare questo è essenziale promuovere la massima solidarietà di classe e l’organizzazione delle masse popolari: lotte, scioperi, manifestazioni, proteste, occupazioni sono tutte componenti essenziali della lotta di classe, ma il loro sviluppo complessivo ha come limite il fatto che si rivolgono sempre all’ottenimento di concessioni da parte della classe dominante. Il passo da fare è avanzare nel processo di creazione delle condizioni per la costruzione del Governo di Blocco Popolare, un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e Popolari che mette al centro i nostri interessi e si dà i mezzi per tradurli in misure concrete. Questo, insieme all’applicazione immediata e dal basso della Costituzione, è il passo decisivo verso l’unica vera soluzione, il socialismo!
Piena e incondizionata solidarietà di classe ai compagni colpiti dalla repressione: invitiamo a sostenere la lotta dei lavoratori in tutte le forme che essa assume, a partecipare all’assemblea pubblica studentesca di martedì 14.2 a Bologna (qui l’evento FB) per avanzare nella battaglia per un 36 libero e per un’università di qualità e libera e all’assemblea cittadina contro gli attacchi alle lotte sociali oggi pomeriggio (12.2) alle 16.30 presso il Laboratorio S.CO.S.S.A. a Modena.
Invitiamo a sostenere i compagni sotto processo per essersi opposti alla presenza della Lega Nord il 25 aprile ’14 a Reggio Emilia, contribuendo alla campagna contro la repressione in sostegno a questi compagni (inviandoci il vostro contatto per tenervi aggiornati, fare una sottoscrizione economica o partecipare alla cena per raccogliere fondi per le spese legali in fase di costruzione, a breve la data). Sabato 25.2 a Reggio Emilia lettura pubblica di Resistenza per ragionare insieme su come tradurre questa solidarietà sul territorio reggiano!
Respingiamo la repressione volta a distruggere il protagonismo delle masse popolari e dei movimenti di lotta organizzati!
Piena solidarietà di classe e sostegno ai lavoratori dell’AlcarUno e al SI Cobas, allo Spazio Guernica di Modena per le misure cautelari e agli studenti bolognesi in lotta, fermati e ai domiciliari! La repressione si vince decidendo di non subirla, traducendo la solidarietà di classe in organizzazione!
Non sono i padroni ad essere forti, ma solo la classe operaia e le masse popolari che devono imparare a far valere la loro forza!
Partito dei CARC – Federazione Emilia Romagna