Nell’articolo di testa de Il Manifesto di martedi 10 Gennaio si legge che la disoccupazione giovanile non è mai stata così alta dal novembre del 2015. Secondo l’Istat, difatti, nel novembre 2016 questa è tornata al 39,4 per cento con il tasso generale di disoccupazione che raggiunge picchi altissimi. Le fasce più colpite sono quelle di chi ha più di cinquant’anni e, per l’appunto, dei giovani. Dopo due anni di Jobs Act, quindi, non solo il numero degli occupati non è aumentato ma sono aumentati sia i disoccupati che i precari. Per risultare tali, disoccupati, bisogna però iscriversi a uffici preposti, fare alcune esperienze di lavoro precario e a tempo determinato; in sostanza disoccupati si diventa, bisogna guadagnarselo il titolo. In questo pezzo Il Manifesto fa una provocazione: afferma che anche fare il disoccupato oggi è diventato un lavoro, altrimenti si scivola nella categoria degli improduttivi, degli inoccupati, di tutte quelle fasce delle masse popolari che viene sfruttata, forse anche più delle altre, e che campa di lavoro nero, senza contratti e sotto ricatto. Bella fregatura.
Il titolo di quest’articolo è altrettanto calzante “Promessi Giovani”, una quasi citazione di Manzoni che richiama all’odissea che il mercato del lavoro diventa per gli elementi più giovani delle masse popolari del nostro paese. La reazione che leggendo quest’articolo nasce spontanea può avere due direzioni: a) la rassegnazione (che sempre più vuol dire depressione, sfiducia e in qualche caso morte); b) Chiedersi cosa fare per farla finita con questa vita di precarietà, oppressione e sfruttamento generata dalla crisi economica.
Noi comunisti a chi propende per la prima ipotesi diciamo di darsi una svegliata, alzare la testa e combattere per la propria vita! Ai secondi, invece, diciamo che la crisi non è altro che espressione di una fase di decadenza di un sistema economico e che per uscirne devono organizzarsi e coordinarsi per imporre un nuovo sistema economico, politico e sociale. A entrambi, in definitiva, indichiamo un’alternativa, l’unica alternativa per uscire dalla crisi, la rivoluzione socialista.
La storia dell’umanità ha dimostrato che tutte le trasformazioni sociali hanno avuto una fase di conquiste e allargamento di diritti, che prima erano di pochi, perché fossero garantiti a più individui; alle conquiste, di solito, è seguita una fase di caduta di quelle conquiste che ha aperto una nuova fase in cui raggiungere un livello ancora più alto. Per i borghesi (i padroni), ad esempio, la conquista è stata quella di non dover lavorare per dare da mangiare a una classe di parassiti come i nobili dell’aristocrazia di fine settecento, pur essendo loro una classe che ha avuto bisogno di creare una nuova classeda sfruttare, gli operai, per poter produrre; per l’operaio la conquista, ora, è quella di non dover lavorare per fruttare guadagno a quei padroni perché la società senza padroni è società più civile di quanto sia adesso che i padroni, i capitalisti, ci sono ancora, così come la società in cui i borghesi hanno cacciato i nobili è una società più libera di quanto non fosse quella guidata dall’aristocrazia.
Tutte queste trasformazioni fino ad oggi sono state prima realizzate e poi pensate dagli uomini. Questo perché l’umanità era ed è ancora nella sua fase immatura; prova di questo è il fatto che le classi dominanti ancora istruiscono tutti a mettere l’interesse individuale prima di quello collettivo. La borghesia ci insegna che il valore principale è la concorrenza, arrivare prima degli altri, lottare con gli altri perché solo uno su mille ce la fa; la Chiesa ci insegna che dobbiamo essere buoni, porgere l’altra guancia perché se a questo mondo siamo poveri e sfruttati avremo dopo la morte la nostra ricompensa ecc. La verità è che l’umanità diventerà matura quando, dopo averlo pensato, applicherà un sistema economico diverso e più giusto, senza oppressione, sfruttamento e distruzione.
Quel sistema è stato già pensato dagli uomini e si chiama comunismo. Il comunismo, però, non è mai stato applicato. Il comunismo è la fase matura della storia dell’uomo e richiede una fase di passaggio chiamata Socialismo: una fase in cui gli oppressi, la classe operaia in testa, prendono il potere per mezzo di una rivoluzione ed eliminano definitivamente dalla società tutte le concezioni e le idee arretrate, vecchie e ingiuste che l’umanità si è portata dietro nel corso dei millenni. Questa fase di passaggio è la fase di crescita dell’uomo, in cui si prepara ad essere maturo per porre fine all’ignoranza, alla guerra; il Socialismo è la fase che prepara l’umanità al comunismo, la società senza classi, padroni, stato e sfruttamento dell’uomo sull’uomo: la società degli uguali.
Il Socialismo, a differenza del comunismo, è stato già applicato nel novecento. L’umanità in questo secolo ha fatto i primi tentativi in questa direzione. Questi tentativi sono stati quelli dei primi paesi socialisti. Le rivoluzioni che hanno portato alla costruzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e alla Repubblica Popolare Cinese sono le più importanti ma tanti sono stati i paesi in cui la rivoluzione socialista ha vinto: Cuba, Vietnam, Corea, Jugoslavia, Albania, Germania dell’est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e tanti altri ancora. Erano questi solo i primi tentativi, grazie ai quali la classe operaia a livello mondiale è riuscita ad ottenere grandi conquiste anche nei paesi capitalisti (impauriti dalla voglia delle classi oppresse di seguirne l’esempio) come il diritto alle otto ore di lavoro, alla maternità, alla scuola pubblica, alla sanità pubblica e tanto altro ancora. Questi primi tentativi sono falliti a causa dell’inesperienza (erano pur sempre i primi tentativi) della classe operaia e a causa del fatto che la rivoluzione non abbia vinto in nessuno dei principali paesi capitalisti (nei paesi detti imperialisti, come ad esempio l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti ecc.). Questa però non va vista solo come una sconfitta perché nel poco meno di un secolo in cui i comunisti hanno diretto parte del pianeta questi hanno imparato nuove leggi, criteri e insegnamenti: hanno imparato qualcosa in più e fatto errori che domani, almeno quelli che faranno tesoro di questi insegnamenti, non ripeteranno.
In tutte queste rivoluzioni i giovani hanno avuto, da sempre, un ruolo determinante. I più grandi protagonisti della storia del movimento comunista hanno mosso i primi passi e assunto grandi responsabilità quando erano giovanissimi. Per questo diciamo che il futuro dell’umanità sono i giovani perché loro è il futuro dell’umanità. I giovani delle masse popolari, quindi, oggi hanno davanti due scelte: combattere o farsi schiacciare. In entrambi i casi deve valere la consapevolezza che il comunismo è inevitabile, è un percorso che, abbiamo visto, fa parte della storia dell’umanità ma che per essere applicato una volta per tutte richiede lo sforzo, la forza e il contributo di tutti. I giovani sono il futuro dell’umanità e il futuro dell’umanità è il comunismo. Basta con l’oppressione, basta con lo sfruttamento, costruiamo il mondo nuovo!