“Milano si sveglia nel futuro, si sveglia in Europa”. Finalmente! Nel 2017 il Comune di Milano delibera per anticipare all’alba l’apertura della metropolitana. Finalmente, dicono alcuni, Milano può dirsi al passo con l’Europa. Questa mezz’ora in più costerà il taglio di dieci corse notturne (uno dei pochi buoni servigi resi da Expo ai milanesi).
Dice l’assessore Granelli che il taglio al servizio è necessario per evitare un rincaro del biglietto. I soldi non ci sono, quindi o si taglia o si aumenta il costo del servizio. La solita minestra riscaldata e ormai ammuffita che in tutta Italia ogni governo che si è succeduto dagli anni ‘80 ha servito per giustificare le privatizzazioni dei servizi pubblici, per smantellare i diritti che le masse popolari hanno conquistato con anni di dure lotte, per tagliare a destra e a manca. E mica perché i soldi non ci sono, ma perché garantire un servizio di trasporto pubblico, garantire l’istruzione pubblica, garantire il diritto alla salute, impedisce ai ricchi, ai padroni, alla borghesia di fare profitti.
La stessa minestra ammuffita che avevano servito per sponsorizzare Expo e per giustificarne le spese: porterà soldi, porterà lavoro. Lavoro ne ha portato poco, sottopagato o volontario, ha spremuto i lavoratori (ricordo lo sciopero dei tranvieri del 28 aprile 2015 con cui affermavano la necessità di dare un posto di lavoro ai disoccupati invece di spremere i lavoratori ATM con doppi e tripli turni), e ha fatto mangiare chi doveva mangiare. Sala e i suoi hanno finito di banchettare con i milioni che doveva portare Expo e per le masse popolari milanesi non sono rimaste manco le briciole e anche le poche ricadute positive che ha avuto per la città vengono già meno.
Non è che i soldi non ci sono è che i soldi che ci sono vengono usati solamente se usarli produce nuovi soldi e nuovi profitti. E spenderli per far spostare da una parte all’altra della città i cittadini di certo non fa fare profitti.
Allora forse è il caso di organizzarsi per costruire delle istituzioni che dal basso applichino le parti progressiste della Costituzione, che mettano al centro della loro azione gli interessi delle masse popolari. Perché i soldi ci sono ma per usarli nelle cose che servono è necessario averne volontà politica, volontà politica che può venire solo dai lavoratori e dalle masse popolari organizzate, che vivono i territori, sanno cosa è utile e cosa non lo è, sanno mettere avanti ciò che serve alla collettività, possono imparare a gestire la società meglio di come l’hanno gestita e la gestiscono i Sala, i Renzi, i Gentiloni.
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Milano, polemiche e proteste dopo il taglio dei bus notturni: “La giunta ci ripensi”
La 90-91 e le tre linee sostitutive del metrò continueranno a viaggiare per tutta la settimana. Ma per altre dieci linee, che da Expo in poi viaggiavano sette giorni su sette, la corsa finisce qui
di ALESSIA GALLIONE
06 gennaio 2017
Erano un punto di orgoglio della giunta Pisapia. “Una delle eredità di Expo per tutti i cittadini”, la definiva l’allora assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran. Che il 7 gennaio di un anno fa confermava l’intero pacchetto anche per il 2016: “I bus notturni continueranno a essere in servizio sette giorni su sette”. Adesso, quella medaglia appuntata sul petto di “una città sempre più da vivere e scoprire in modo sostenibile anche di notte”, è un po’ meno lucida. E soprattutto la decisione della giunta di sacrificare dieci linee infrasettimanali (dalla domenica al giovedì) che finora collegavano il centro alle periferie fa scattare la protesta sui social e all’interno della stessa maggioranza a Palazzo Marino. Una rivolta che agita diverse anime del gruppo consiliare del Pd e Sinistra x Milano. E che è guidata dal presidente della commissione Ambiente, il democratico Carlo Monguzzi. Che dice: “Sospendiamo questi tagli sbagliati che colpiscono le periferie e chi, giovane e non, vuol tornare a casa la sera coi mezzi pubblici”.
Eccolo il sacrificio sull’altare dei conti: la 90-91 e le tre linee sostitutive del metrò continueranno a viaggiare per tutta la settimana. Ma per altre dieci linee, che da Expo in poi viaggiavano sette giorni su sette, la corsa finisce qui: saranno in strada solo il venerdì e il sabato notte. Una “sorpresa” che ha spiazzato il centrosinistra. E che partirà insieme all’anticipo dell’apertura del metrò all’alba. L’assessore alla Mobilità Marco Granelli difende una scelta che “ci permetterà di non aumentare il biglietto, di garantire nel 2017 gli stessi chilometri di servizio dello scorso anno, e di incrementare alcune linee di autobus in periferia”. Il taglio, poi, riguarda “le linee meno utilizzate”.
L’alternativa, si racconta a Palazzo Marino, sarebbe stata cassare di netto interi percorsi “normali” o diminuire la frequenza dei mezzi. Fa male comunque: “Ci dispiace e ci impegneremo al massimo per cercare nuove risorse per fare di più”, continua Granelli. Che per ora non torna indietro. Tra l’altro, queste potrebbero non essere le ultime e uniche sforbiciate. In questo momento – è l’assicurazione – altre decisioni sono congelate. Ma il prossimo passo potrebbe essere la riduzione di alcuni bus che arrivano dall’hinterland e che, se dovessero mancare risorse, invece di fare capolinea in centro si fermerebbero prima, in una fascia intermedia della città, invece di Cadorna, per dire, Lambrate.
Ma ripartiamo dal fermento che si respira in piazza Scala. La questione, spiega Monguzzi, verrà affrontata mercoledì, quando Granelli è atteso in commissione per parlare del rincaro dei parcheggi appena varato. Per il consigliere pd bisogna fare marcia indietro: “Sia il Consiglio comunale, sentiti i cittadini, a decidere”. Non sembra funzionare neppure l’argomento delle linee deserte: “Quando ero piccolo alla mia domanda perché alcuni tram viaggiassero mezzi vuoti, mio padre, semplice tranviere, mi rispondeva che Atm era al servizio dei cittadini e non il contrario”.
Le corse, insomma, non si tagliano. Soprattutto se a guidare la città è un centrosinistra che punta sulla sostenibilità e la visione internazionale: questi i malumori che girano anche tra chi non si espone pubblicamente. Lo fa, sempre tra i Dem, David Gentili: “È stata una sorpresa assoluta. In campagna elettorale mi sono vantato delle linee notturne e rimango contrario alla loro soppressione durante la settimana”. Un’altra consigliera del Pd, Natascia Tosoni parla di scelta da rivalutare “alla luce di un obiettivo su cui stiamo lavorando: intervenire sui quartieri, in particolare quelli periferici, renderli vivibili e sicuri, dare opportunità anche ai giovani di vivere la città non solo durante il fine settimana e a chi svolge lavori notturni, contando sul trasporto pubblico”. La capogruppo di Sinistra x Milano, Anita Pirovano, promuovere l’anticipo del metrò: “Una scelta di sinistra”. Ma la soppressione delle linee “va affrontata perché è vero che magari sono sottoutilizzate e rappresentano un costo ma sono un servizio pubblico che Atm e il Comune devono incentivare. Milano non può chiudere a mezzanotte”.