Le riforme della Buona Scuola e del Jobs Act hanno consegnato un paese ulteriormente maciullato ai giovani ma, al contempo un livello sempre più diffuso di ingovernabilità per i vertici della Repubblica Pontificia. Un livello di mobilitazione che ha avuto tra i rivoli della sua espressione diffusa, gli esiti del Referendum sulla riforma costituzionale.
Non è un caso che le percentuali più alte di NO sono arrivate laddove disoccupazione, precarietà e disagio sociale sono più marcate e diffuse; non è un caso che i giovani sono stati la fetta sociale più ampia a mobilitarsi per il NO e a riempire piazze, strade e circoli; non è infine una sorpresa che il sud e in particolare la sua capitale decaduta, Napoli, abbia avuto nel NO referendario uno dei suoi risultati più importanti
Non è stato un NO di “semplice protesta” ma, espressione di una vera e propria opposizione popolare di cui le giovani generazioni sono state capofila insieme alla classe operaia, che gradualmente rialza la testa, e al resto delle classi oppresse del nostro paese. Un NO di proposta, di promozione dell’organizzazione popolare e di coordinamento tra organismi, collettivi e reti a livello locale, territoriale e nazionale. Un NO partecipato di applicazione della Costituzione.
Applicare la Costituzione è il fuoco di quanto il post referendum sta mostrando e proprio a Napoli, nel giro di pochi giorni, la mobilitazione dei giovani e la risposta repressiva della classe dominate, per mano dei suoi apprati si sono fatte più forti.
Son questi i giorni in cui un poliziotto ha puntato la pistola contro un gruppo di studenti in mobilitazione al Liceo Virgilio; sono i giorni in cui gli studenti del Collettivo ISIS di Quarto per richiedere il servizio di trasporto scolastico per i propri compagni disabili, prima ricevono intimidazioni telefoniche dalle forze dell’ordine ma, non abbassano la testa e impongono l’autogestione; sono i giorni in cui gli studenti del Genovesi lottano, protestano e subiscono la repressione di un dirigente scolastico che bene interpreta il ruolo del preside sceriffo (nessuna tolleranza, niente pause, schedature, controlli polizieschi e ingressi a scaglioni per evitare “pericolosi” assembramenti).
La lotta in difesa dei propri diritti e contro i soprusi è la scuola migliore, per un giovane proletario, per acquisire coscienza della propria forza, della forza che l’azione collettiva e coordinata può sprigionare per cambiare il corso delle cose nella propria scuola ma anche fuori da essa, suoi propri territori. La lotta alla repressione è la scuola migliore, per un giovane proletario, per acquisire coscienza di classe: la consapevolezza di appartenere a una classe che il nemico tenta in ogni modo di controllare e, laddove necessario, reprimere. Scuola di comunismo, la chiamiamo noi, che insegna alle masse popolari, giovani compresi, a emanciparsi dal giogo della classe dominane a educarsi e ad educare a non rinunciare a far sentire la propria voce contro chi ci vorrebbe muti, contro chi cerca di travisare le parole e la volontà delle masse popolari, come ha tentato di fare il Ministro Poletti proprio in questi giorni. Secondo lui le ragioni del NO sarebbero legate al rinnovamento tecnologico che le masse popolari italiane non vogliono accettare! Stiamo parlando di quello stesso ministro che ha affermato che i giovani che lasciano il nostro paese sono inutili se non addirittura vigliacchi!
Ma noi non badiamo a Poletti e chi per lui; badiamo, piuttosto, alla risposta fiera e determinata che tanti giovani a Napoli come nel resto del paese stanno dando a questi ministri a servizio del capitale.
La repressione di cui sono oggetto questi studenti diverrà nuova forza che trasformerà ogni scuola in una barricata, tanto più la resistenza ad essa si legherà alla coscienza che cambiare il corso delle cose non solo è possibile ma anche necessario! La consapevolezza che una società migliore è possibile è la linfa che inietta coraggio ed entusiasmo davanti a cui no c’è poliziotto che tenga!
Il posto dei giovani in questa società è quello di lottare al fianco della classe operaia e del resto delle masse popolari per costruire la rivoluzione socialista e ogni passo in questa direzione getta il nemico nel panico.
Avanti tutta, dunque!