Amministrazioni Locali di Emergenza: come usare le prossime elezioni amministrative per costruirle

Un’Amministrazione Locale di Emergenza non si costruisce passando per le elezioni e la lotta per costruirla non si limita al periodo della campagna elettorale, ma quel periodo è particolarmente favorevole per crearne le condizioni; è periodo ottimale per organizzare le masse popolari, per orientare la parte di masse popolari già organizzate, per spingerle a operare come Nuove Autorità Pubbliche.
Le elezioni amministrative della prossima primavera, che riguardano molte grandi città fra cui tre “capitali” (Roma, Napoli, Milano), sono ambito che combina grandi sommovimenti nel campo della classe dominante (sono le prime vere elezioni da quando Renzi è al governo e si svolgono in un contesto politico nazionale di crisi e lotte interne) a una situazione di mobilitazione diffusa delle masse popolari (dal rinnovo di molti contratti collettivi nazionali alle lotte contro la devastazione ambientale, dalle mobilitazioni contro gli effetti della crisi all’“emergenza” immigrazione).

Ci soffermiamo pertanto su come condurremo la nostra campagna elettorale pur senza presentare nostre liste e senza candidare nessuno dei nostri compagni in liste promosse da altri (unico caso particolare in questo senso è Cassino, dove già opera un Consigliere Comunale). Il nostro intervento si basa sull’azione per:
– promuovere l’unità fra tutte le forze e le tendenze che hanno già o possono avere un ruolo positivo nell’organizzazione delle masse popolari e nel coordinamento di quelle già organizzate in funzione del fatto che assumano il ruolo di Nuova Autorità Pubblica;
– valorizzare e mettere a contribuzione le forze e le tendenze che, pure appartenendo al campo della borghesia, possono svolgere un ruolo positivo sia nell’organizzazione delle masse popolari che nel creare contraddizioni nel campo della classe dominante.
In questo articolo portiamo l’esempio di Napoli, un contesto che si presta meglio di altri a spiegare il nostro orientamento e che in altre situazioni, pur derivando dalla stessa linea, è calato alle condizioni specifiche.

A Napoli è in carica l’Amministrazione Comunale che, a differenza delle altre installate sull’ondata della “rivoluzione arancione” del 2011, ha mantenuto un ruolo di opposizione ai governi dei vertici della Repubblica Pontificia e in particolare a quello Renzi – Bergoglio: a differenza dell’Amministrazione Pisapia ha assunto e mantenuto posizioni “di rottura” (vedi opposizione al progetto di speculazione su Bagnoli e cittadinanza onoraria a Ocalan rispetto al ruolo nell’EXPO della giunta di Milano), a differenza di Marino ha trovato la strada per restare in sella.
A Napoli la mobilitazione popolare si è sviluppata su più fronti e con particolare intensità (vedi la mobilitazione contro la già citata speculazione sull’area di Bagnoli prevista dalla Sblocca Italia) e con un particolare ruolo degli operai (Pomigliano e porto, ad esempio). Anzi, mai come nella campagna elettorale per le amministrative 2016 gli operai hanno assunto un ruolo nella città storicamente conosciuta come “capitale della disoccupazione” (e dell’organizzazione e della lotta dei disoccupati).
Nel campo della sinistra (istituzionale, radicale, identitaria e “autorganizzata”) sono almeno quattro i candidati a Sindaco che fanno, o dovrebbero fare, direttamente riferimento alla classe operaia: le liste che sostengono De Magistris, la lista promossa dai licenziati politici e disoccupati di Pomigliano, il PC di Rizzo che candida una operaia dell’ALENIA, il PCL. Dovrebbe inoltre essere presente una lista del M5S (anche se al momento è abbastanza frammentato in città). Parte dei centri sociali napoletani, organizzazioni “movimentiste” come la Rete dei Comunisti e la “società civile di sinistra” sostengono De Magistris, altre organizzazioni popolari sono divise e combattute fra il sostegno al sindaco uscente e l’astensionismo (è il caso di ISKRA, che ha ruolo importante nel movimento contro lo Sblocca Italia e le speculazioni su Bagnoli).

Tante forze concorrenti. Unire quello che l’elettoralismo divide. Sia chi si candida per vincere, sia chi si candida per avere un Consigliere Comunale, ma anche chi si candida per “fare propaganda”, in un modo o in un altro si contrappone agli altri. Le elezioni sono l’ambito prediletto affinché ogni forza presenti le sue “ricette” alle masse popolari contrapponendosi agli altri concorrenti, le elezioni sono visibilità e ricerca del consenso, ogni lista opera per affermarsi sulle altre.
La nostra decisione di non presentare alcuna lista e di non presentarci in alcuna delle liste promosse da altri (tranne a Cassino, come già detto), risponde alla volontà di dedicare tutte le nostre forze, tutti i nostri compagni, tutte le nostre risorse alla creazione delle condizioni per costruire Amministrazioni Locali di Emergenza.
Sosteniamo tutte le forze organizzate e non e i singoli che esprimono nella pratica una tendenza positiva o che assumono nella pratica un ruolo positivo nell’organizzazione, nel coordinamento, nella mobilitazione e nel protagonismo delle masse popolari, dei lavoratori e degli operai, in qualunque lista si candidino;

Promuoviamo unità d’azione fra candidati di liste diverse e forze organizzate che sostengono liste diverse con l’obiettivo di creare uno schieramento “trasversale” che usi la campagna elettorale per favorire il campo delle masse popolari a prescindere dall’esito delle elezioni;
indichiamo fin da ora alle masse popolari di sostenere candidati che non si fermano alle dichiarazioni, alla denuncia, alle promesse, ma che iniziano a fare ora, con i mezzi che hanno a disposizione e la visibilità di cui godono, quello che promettono di fare se e quando saranno eletti. Considerando che uno dei candidati è il Sindaco uscente, in particolare da lui e dai candidati delle sue liste bisogna diffidare dalle belle promesse e pretendere che siano schierati e usati i mezzi e le risorse del Comune di Napoli per fare fronte agli effetti più gravi della crisi.

Misureremo l’esito del nostro intervento, come anche l’esito della campagna elettorale, non in base a chi sarà eletto e con quanti voti, ma sul numero e la qualità di organizzazioni operaie e organizzazioni popolari che avremo contribuito a costruire, su quante ne avremo orientate, su quanto e come lavoratori e operai schierati in liste diverse hanno avviato o stretto legami per sviluppare il coordinamento sul territorio, da quante iniziative di irruzione ai comizi avranno fatto i movimenti popolari, da quanti e quali soluzioni straordinarie saranno state prese dall’Amministrazione o le saranno state imposte per fare fronte agli effetti della crisi.
Per chi votare? Chiaro, a questo punto, che l’indicazione di voto è solo l’ultima e minore delle questioni. Sostenere una sola lista di quelle che si candidano a rappresentare gli interessi delle masse popolari significa limitarsi le possibilità e gli spazi per intervenire sulle altre, significa legarsi le mani, che invece vogliamo libere per operare in ogni ambito vi siano le condizioni e gli appigli.

L’Amministrazione Comunale di cui le masse popolari hanno bisogno deve:

1. Mettere gli interessi delle masse popolari al centro della propria azione e davanti alle leggi e alle misure del governo. Tradurre concretamente in azione questo punto, comporta per l’Amministrazione due movimenti.
Il primo è rivolto all’esterno, alle masse popolari: prendere in mano la questione decisiva significa concentrare la propria azione sul lavoro e sulla qualità della vita. Adoperarsi subito per censire i disoccupati e i precari del territorio tramite:
– analisi sullo stato dell’emergenza abitativa;
– inchiesta sulle problematiche dei quartieri popolari (degrado, vivibilità, servizi) tramite la promozione diretta di assemblee di cittadini;
– elenco delle associazioni e delle reti di cittadini attive sul territorio e il loro impiego coordinato per la “rinascita della città”;
– analisi dei debiti delle famiglie e azzeramento degli importi destinati al Comune e alle banche su cui l’Amministrazione può influire.
Il secondo movimento è rivolto all’interno dell’Amministrazione, cioè al personale impiegato negli uffici, tenendo conto della differenza tra dirigenti (funzionari e capi-servizio) e impiegati, puntando a mobilitare i secondi.

2. Promuovere su ogni terreno la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari.

3. Disobbedire al Patto di Stabilità e alle altre misure del governo che vanno contro le masse popolari e venire meno alle funzioni e ai ruoli che il governo assegna agli enti locali.

4. Promuovere un posizionamento analogo di altre Amministrazioni Locali in tutto il paese e sviluppare il coordinamento facendosi promotrice del movimento che va verso la costituzione di un proprio governo di emergenza per far fronte alla repressione del governo dei vertici della Repubblica Pontificia.

Di questi quattro punti, il terzo è quello che è di esclusiva pertinenza delle Amministrazioni Locali, cioè disobbedire ai Patti di Stabilità è prerogativa di una istituzione.
Il primo punto può essere (e in parte lo è già, anche se in ordine sparso) avviato dalle masse popolari e una parte della nostra campagna elettorale è finalizzata a favorire la loro organizzazione proprio su questi terreni.
Il secondo e il terzo punto riguardano questioni che possono già essere in una certa misura svolti dalle masse popolari organizzate, ma esse possono e devono pretendere una concreta e specifica mobilitazione da chi si candida a governare la città: non credere alle promesse che essi lo faranno “una volta eletti”, bisogna pretendere che facciano ora e che non smettano una volta finita la campagna elettorale.

carc

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