L’Italia non è una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, ma una Repubblica Pontificia basata sulla commistione di affari e interessi e sugli intrighi di potere fra Vaticano, Organizzazioni Criminali (Mafia, Camorra, ‘ndrangheta, ecc.), imperialisti USA (e sionisti) e capitalisti.
L’anomalia italiana che da decenni i politicanti borghesi indicano (guardandosi bene dallo spiegare in cosa consiste e da dove deriva) come causa dell’endemica arretratezza del paese (la questione meridionale, la corruzione, le infiltrazioni malavitose nelle istituzioni, il clientelismo dilagante, ecc.) è proprio l’esistenza e il ruolo di governo occulto e di ultima istanza del Vaticano nella vita politica, economica e sociale.
Roma è il centro della rete di traffici, intrighi e interessi della Repubblica Pontificia, è capitale del paese e capitale dell’impero mondiale del Vaticano.
Due recenti questioni di cronaca, una di cronaca politico – economica e l’altra di cronaca politico – giudiziaria, mettono in evidenza la natura della Repubblica Pontificia. Lo straordinario Giubileo della misericordia di Papa Bergoglio.
A ben guardare in cosa si sta risolvendo lo scandalo politico attorno all’inchiesta Mafia Capitale, la questione è chiara: di fatto il Sindaco Marino è stato commissariato dal Prefetto Gabrielli (su mandato di Alfano) per amministrare gli affari che gravitano attorno alle opere pubbliche in vista del Giubileo. Alcune decine di milioni di euro (spicci, in confronto a Expo o al TAV, ma sempre di soldi pubblici parliamo) destinate alla realizzazione delle strutture e infrastrutture a uso e consumo di un evento “spirituale” deciso dal Vaticano e che ad esso fa capo per il suo calendario e il suo svolgimento. Ovviamente la causa del commissariamento di Marino non si limita a questo, comprende la riorganizzazione delle speculazioni sugli immigrati, profughi e rom che erano appannaggio di Carminati e Buzzi, la gestione delle case popolari, l’intreccio di affari attorno alla sanità regionale… insomma comprende tutti quegli ambiti in cui gli interessi della rete economica e finanziaria del Vaticano ha messo radici e proliferato nei decenni passati. Quindi il Giubileo straordinario combina due aspetti che qualificano le relazioni e i rapporti che vigono nella Repubblica Pontificia: è l’ennesimo rubinetto di denaro pubblico che finisce senza alcuna giustificazione nel mare magnum del Vaticano e della sua corte (si aggiunge cioè all’esenzione dalla tassazione sugli immobili, alle regalie alle scuole cattoliche, allo stralcio di bollette per utenze, alle mancate multe per l’elettro-inquinamento delle antenne di Radio Maria, ecc.) e contemporaneamente è il paravento dietro cui i vertici della Repubblica Pontificia cercano di rimettere ordine nello scompiglio provocato dall’inchiesta Mafia Capitale le cui origini restano ancora oscure. E’ significativo, a proposito del commissariamento di Marino, che Il fatto quotidiano (megafono di una parte della borghesia di sinistra) il 29 agosto titolasse: “Alfano Fuffa Capitale, il vero commissario è il Papa”.
Bergoglio, questo fenomeno! “Papa Bergoglio è diventato un fenomeno della vita politica internazionale e nazionale. Privi di saldi principi, provati dai ripetuti fallimenti dei tentativi di ridiventare “sponda politica” delle masse popolari nelle istituzioni borghesi e non sapendo a che santo votarsi di fronte al disastroso corso delle cose, in numero crescente esponenti della sinistra borghese diventano ammiratori di Papa Bergoglio. Il loro entusiasmo in qualche misura influisce sulle masse popolari e ne accresce il disorientamento. D’altronde Papa Bergoglio ripete e conferisce autorità a molti giudizi, pregiudizi e luoghi comuni “buonisti” della sinistra borghese. Da dove viene e dove va l’opera di Papa Bergoglio? Sarebbe da ingenui (o proprio della cecità di chi non vuole vedere) non tener conto che se Bergoglio è diventato Papa, non lo deve solo né principalmente alla sue caratteristiche personali, ma a una decisione della sua Congregazione, la Compagnia di Gesù. Essa da tempo è potente nei vertici della Chiesa Cattolica, ma di proposito non aveva mai fatto assumere a un suo membro il ruolo di capo della Chiesa. Che abbia deciso di contravvenire a questa prassi secolare, è una conferma della gravità della crisi in cui si trova la Chiesa stessa. Per comprendere l’attività del nuovo Papa, essa va considerata in questo contesto” (da “L’opera di Papa Bergoglio”, La Voce del (n)PCI n. 50, luglio 2015).
Gli sfarzosi funerali di Vincenzo Casamonica. Parlando di funerali di capi della malavita, di certo quelli di Andreotti furono più discreti, meno pacchiani e pure i partecipanti si presentavano in modo più composto. Ma si trattava di altri tempi e pure la caratura dei personaggi è diversa, il paragone non regge.
Non regge, in particolare, perché nel caso dei funerali di Andreotti le alte cariche dello Stato erano tutte presenti in vestito e occhiali scuri, nel caso di Vincenzo Casamonica, le cariche dello Stato, impossibilitate a partecipare pubblicamente, hanno fatto quello che hanno potuto: hanno fatto finta di non sapere, hanno tollerato, hanno chiuso tutti e due gli occhi. E a occhi, orecchie e bocca chiusa sarebbero rimasti, il Ministro, il Prefetto, il Questore, il capo della polizia locale, il sindaco, i capobastone del PD e di Forza Italia e chi più ne ha più ne metta, se qualche dissidente non avesse messo in circolazione in Italia e nel mondo le immagini del funerale.
Dopo rapida e attenta inchiesta, il Prefetto Gabrielli ha deciso di punire il pilota dell’elicottero che ha sorvolato Roma (senza autorizzazione) per gettare petali di rosa sulla folla. Qualche scandalizzato democratico ha fatto notare la gravità della cosa: se un elicottero può sorvolare la capitale senza autorizzazione e gettare petali di fiori sul funerale di un capoclan, potrebbe anche sorvolare i palazzi istituzionali e gettare bombe. Acuta osservazione! Mentre autorità e istituzioni borghesi non sentono, non vedono e non dicono niente sull’organizzazione di funerali sfarzosi per un capoclan, sono solerti, zelanti, inflessibili nello sgomberare le case delle famiglie indigenti, nel perseguitare i movimenti che liberano spazi dall’incuria e dalla speculazione, nel mettere in galera compagni e attivisti, nel dare la caccia agli immigrati e ai profughi. Gli sfarzosi funerali di Casamonica sono, più che un rito funebre, la dimostrazione di chi comanda a Roma e nel paese. L’ultima parola che conta, nonostante le tante inutili delle cariche dello Stato, se l’è presa il prete della chiesa Don Bosco: non mi pento per niente e lo rifarei. E’ lo stesso prete che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby a causa della sua lunga battaglia contro l’accanimento terapeutico e in favore di una legge sull’eutanasia e che ammette “Casamonica era cattolico, Welby no!”. Come dire, Casamonica era “cosa nostra”…