Dalla Piaggio di Pontedera: coordinarsi e uscire dalle fabbriche

Sul n.10 di Resistenza abbiamo pubblicato la lettera di un gruppo di lavoratori della Piaggio di Pontedera (PI) in cui veniva criticato Landini per “l’atteggiamento passivo e attendista” del sindacato nei confronti dei padroni e delle manovre antioperaie del governo Renzi e predecessori. Il passo successivo è stato promuovere, insieme agli operai della Continental (altra grande fabbrica della zona) e in modo autonomo dal sindacato, un’assemblea provinciale l’8 ottobre per formare un coordinamento di RSU e operai combattivi della zona che intraprenda iniziative di lotta comuni e sostenga gli operai di altre aziende in crisi del territorio. E’ un’iniziativa importante, che noi del P.CARC appoggiamo e siamo disposti ad appoggiare in ogni modo e sarà foriera di sviluppi tanto più quanto più sarà accompagnata dal rafforzamento dell’organizzazione dei lavoratori in fabbrica e con una visione d’insieme che vada oltre le singole vertenze: l’aspetto fondamentale a questo fine è individuare via via e fabbrica per fabbrica i lavoratori avanzati da cui partire, creare un rapporto stabile e curarli, sfruttando a questo fine le conoscenze e le possibilità offerte dall’attività sindacale.
Nella vicina Livorno il 17 ottobre gli operai della TRW, fabbrica di componentistica per auto di 450 operai in stato di crisi da anni, all’annuncio che i padroni della multinazionale inglese volevano chiudere dopo essersi riempiti le tasche grazie ai soliti finanziamenti pubblici “a sostegno dell’occupazione”, hanno occupato prima la fabbrica e poi, dopo aver travolto l’esile cordone delle forze dell’ordine, la sede locale di Confindustria: la RSU Piaggio era lì a sostenerli insieme alla Continental, al neocostituito Coordinamento Lavoratori Livornesi e a decine di altri operai, studenti, pensionati e tanti altri componenti delle masse popolari di Livorno. La stessa solidarietà l’hanno portata ai 154 operai delle Officine Ristori, azienda proprio dell’indotto Piaggio che produce scocche e altra componentistica per la Vespa, a rischio di ridimensionamento perché Colaninno e soci tirano la corda sui prezzi usando la velata minaccia di rifornirsi da ben più convenienti fornitori asiatici (come già fanno per i motori importati da Cina e Vietnam).
I lavoratori delle Officine Ristori non ricevono lo stipendio da settembre e per questo bloccano l’uscita delle merci con un presidio permanente. Hanno solidarizzato anche con i lavoratori della raffineria dell’Eni di Livorno (Stagno), oggetto di ristrutturazione per il calo dei consumi di carburanti dovuto alla crisi economica e soprattutto per non dover mettere mano alla bonifica del terreno su cui sorge l’impianto. Questi nuclei di operai di grandi fabbriche oggi rappresentano e agiscono concretamente come un centro di mobilitazione e direzione autorevole per gli altri lavoratori della provincia e non solo e mettono in campo contro chiusure, delocalizzazioni, ristrutturazioni e guerra tra poveri, tutto il peso della storia, della tradizione di lotta, della capacità di organizzazione, il prestigio e non certo il numero delle tessere sindacali. Sono (e saranno sempre più) il punto di riferimento e supporto alla mobilitazione popolare per farla finita con la crisi del capitalismo e con la loro iniziativa spingono, condizionano e orientano anche la FIOM: perfino Landini è arrivato a dire che si deve “occupare le fabbriche”. Il ruolo che gli operai della Piaggio e della Continental stanno assumendo può incidere direttamente sulle dinamiche politiche, a partire da quelle locali. Nel caso particolare di Livorno, ad esempio, il coordinamento degli operai Piaggio-Continental, gli operai della TRW, il Coordinamento lavoratori livornesi hanno la “massa critica” per sfidare il sindaco Nogarin ad assumere fino in fondo un ruolo di discontinuità e di rinnovamento proprio sulla difesa dei posti di lavoro esistenti e sulla creazione di nuovi, in forme coraggiose e all’altezza della gravità della situazione.

carc

 

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